OSPEDALE CARIATI, PERRI: PDR SBAGLIATO

OSPEDALE CARIATI, PERRI: PDR SBAGLIATO “DA QUI TORNEREMO TUTTI AD EMIGRARE” INTERVISTA AL RE DELLA TARANTELLA di S.MESSINETTI Fonte: ILMANIFESTO.IT – 22.10.2010 «Se prosegue così, da qui torneranno tutti a emigrare» Cariati è la città della tarantella. Un luogo di musica e di musicisti. Come Cataldo Perri, virtuoso della chitarra e tra i più affermati esponenti della musica popolare calabrese. Nonché ideatore de L’Alba della Tarantella che in estate convoglia nel borgo jonico decine di migliaia di turisti. Nella lotta contro la chiusura dell’ospedale “Vittorio Cosentino”, Perri è presente nella tripla veste di vicesindaco, attivista del comitato e, soprattutto, come medico. Perché il “Piano di rientro sanitario” proposto da Scopelliti è sbagliato? Perché cancella o riconverte eccellenze sanitarie che in 30 anni hanno dato risposte importanti in termini di prestazioni e servizi. D’estate usufruiscono delle nostre strutture migliaia di persone, visto che questo territorio arriva ad oltrepassare le 200 mila unità. È falso che siano ospedali di malasanità. Tutt’altro. Si tratta di strutture moderne, tirate a lucido e, soprattutto, presidi a cui il popolo si è affezionato. Ecco spiegata la rabbia sociale. Questo territorio non può essere defraudato. E noi ci batteremo perché ciò non avvenga. Scopelliti chiude ospedali di città amministrate dal centrosinistra ma lascia inalterati i presidi sanitari ove amministra la destra. Perché anteporre miseri interessi di partito al bene collettivo? È triste constatarlo ma è la nuda verità. È davvero inammissibile che vengano mantenuti ospedali distanti tra loro pochi chilometri per compiacere gli amici degli amici. Calpestando la Costituzione e il diritto alla vita e alla salute. Un Piano che è oltretutto illegittimo perché secondo i parametri di assistenza sanitaria europea (Lea) la media dovrebbe essere di 3,8 posti letto per ogni 100 abitanti. Nello Jonio, se il Piano passasse, tale parametro si abbasserebbe allo 0,6. Davvero inaccettabile. Il tuo ultimo lavoro da musicista si intitola “Bastimenti”, un ensemble di tanghi e tarantelle sull’emigrazione italiana in Sudamerica. Visto il disastro sociale che è sotto gli occhi di tutti, vedi il rischio di una nuova ondata di emigrazione oltreoceano? Indubbiamente sì. I nostri giovani si sentono abbandonati perché in un territorio che non potrà garantire uno standard di civiltà e sviluppo non potranno più viverci. E riprenderanno le valigie della speranza, emigrando. Sono queste le politiche di ripopolamento dei paesi abbandonati che il Governo ha in mente? I nostri figli se ne andranno, invece. Da una terra dove sono nati e che li respinge dove si registra un altissimo tasso di precari della scuola e di generale disoccupazione, dove le strade sono malmesse e anche i pochi treni vengono tagliati. Come adesso anche i presidi sanitari.

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