consiglio comunale unanime no alla discarica

– Discarica? È un no, magari non proprio convinto, ma pur sempre no. Il consiglio comunale di Scala Coeli poche ore fa ha ribadito quando deliberato già nel luglio 2009, all’indomani di un durissimo braccio di ferro tra il Commissario regionale all’emergenza rifiuti e le municipalità del basso Jonio cosentino e del crotonese. Contrari, senza se e senza ma, all’ipotesi di realizzazione di due impianti, uno pubblico e latro privato. Il sindaco Mario Salvato fa la cronistoria di quell’estate rovente: “Allora pensavamo alle discariche come risorse, ed era un nostra opinione personale, ma alla mobilitazione di un intero comprensorio, sancita all’unanimità dalle assemblee civiche dei singoli comuni, si approdò ad una decisione condivisa: il territorio non può sopportare impianti simili che danneggerebbero irreversibilmente un substrato naturale armonico e sedimentato nei secoli”. Si pensava di aver messo la parola “fine” ad un lacerante confronto tra le parti, e la contrarietà manifestata era stata finanche garantita dalla giunta regionale e dalla provincia di Cosenza che aveva sollevato una serie di eccezioni circa la fruibilità dei siti da un punto di vista squisitamente tecnico. Ma gli affari sono affari, e così la Bieco S.r.l. (la società che ha proposto il progetto) ottiene dalla regione (decreto dirigenziale 527/10) “autorizzazione integrata ambientale” per avviare in località Case Pipino, in agro di Scala Coeli, un impianto che occupa una superficie di 60 mila mq ed in grado di abbancare quasi 100 mila mc di rifiuti speciali non pericolosi. “La regione Calabria ci ha buggerati – tuona il consigliere di minoranza Lelio Capalbo – e probabilmente oggi non abbiamo più neanche la possibilità di farla recedere, giacché essa ha messo in mano alla Bieco un atto amministrativo pienamente efficace. Nonostante la vicinanza politica con l’esecutivo calabrese (il decreto è stato emesso quando ancora governava la giunta Loiero, ndc) abbiamo assistito ad una serie di valutazioni superficiali. A questo punto è legittimo pensare che era già stato previsto e stabilito, anche prima e durante la nostra protesta”. La certezza di Capalbo: “Attenzione. Ci stiamo avvelenando da soli”. Insomma, l’unica strada da intraprendere sembra quella dell’impugnativa, corroborata da una dose massiccia di clamorose azioni di protesta popolare. Più cauta la posizione del consigliere di maggioranza Antonio Loiacono, il quale invita ad aborrire “accanimenti sul problema: le difficoltà si governano e, se è il caso, si possono trasformare in benefici da sfruttare con intelligenza”. Dai sindaci presenti in aula (Filippo Giovanni Sero per Cariati; Angelo Donnici per Mandatoriccio e Antonio Sicilia per Crucoli) e dall’assessore provinciale Leonardo Trento giunge un argomentato ed assoluto diniego. La determinazione, approvata a maggioranza, è quella di chiedere alla regione i motivi per i quali è stato disatteso l’accordo del 2009, mentre di pari passo è allo studio l’azione legale. Intanto la Bieco “ritiene doveroso fornire ogni informazione utile sul progetto” ed invita i sindaci al sereno e pacato confronto: “E’ preoccupazione sincera del management aziendale continuare ad intrattenere con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, in primo luogo con i sindaci del territorio interessato, una relazione improntata al reciproco rispetto, nella distinzione ma anche nella dovuta valorizzazione dei diversi ruoli atteso che i rifiuti sono un’opportunità da governare con intelligenza e non come destino fatale da subire con pregiudizio”.

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