Ora? Ti capisco!

Anita e Marco avevano, quindi, dinanzi un altro capitolo di una commedia umana che si sarebbe imposta in forza di parole

Da quando Marco aveva lasciato Anita, dopo un loquace pranzo sul lungomare in un giornata di fine primavera, un’intensa frenesia l’aveva assalito e non riusciva a scrollarsela di dosso.

Un strano sentimento mai provato sino a quel momento, carico di un forte senso di irrequietezza. Una volta in ufficio ci aveva pensato a lungo addirittura per l’intero pomeriggio, faticando a tradurre cosa gli avesse preso. 

Non riusciva a comprenderlo. In più la pressione del pomeriggio di lavoro aveva ulteriormente arrovellato il suo inconscio. Quando Marco aveva conosciuto Anita, qualche anno prima, aveva capito subito che per conquistarla avrebbe dovuto fare dei miracoli umani.

Dimostrarle affetto, ma principalmente realizzò che non sarebbe stato semplice conquistare la sua fiducia. Fare centro significava un’impresa non facile e mai avrebbe dovuto trasferirle la sensazione di vittoria. 

Insomma, mostrarle di continuo una velata incertezza avrebbe rappresentato l’antidoto a non farle credere di averla in pugno. Un percorso in salita del quale Marco aveva sin dal primo momento una chiara e confortante consapevolezza. 

Per Marco leggere la mente di Anita era qualcosa di intrigante. Quel giorno a pranzo sentì, inverosimilmente, che il traguardo era vicino. C’era nell’aria frizzantina qualcosa che glielo dava a pensare. 

C’erano da sperimentare: umori e sentimenti. Due stati d’animo bellissimi. Mai come allora si sentirono pendere ciascuno dalle labbra dell’altro. Fu un sentire emozionante. Veloce, discreto, sincero, gioioso, avvolgente ma nello stesso tempo triste. 

Marco ascoltò senza battere ciglio la confessionale Anita. Capì immediatamente che non c’era nessuna soluzione da prospettarle. La strada della razionalità, a lui sempre cara, in quel caso non era praticabile. 

Bisognava per forza far decantare la cosa. Custodirla al sicuro nel cassetto per poi decidere dopo cosa fare. Voleva darle la mano, abbracciarla, sfidare con lei un sentiero di montagna pur di farla andare via più serena. 

Si lasciarono tuttavia con una promessa. I segreti andavano conservati. E loro ne avevamo ancora diversi da dichiararsi. C’era, insomma, ancora da alimentare tra di essi un sano pieno di fiducia. 

Per farlo serviva immettere altra benzina nel loro rapporto amicale, senza stancarsi e mai pensando di aver raggiunto il massimo. Così ora che tutto era più chiaro valeva la pena di continuare.

Di spingere sull’accelebratore. Anita e Marco avevano, quindi, dinanzi un altro capitolo di una commedia umana, che si sarebbe imposta in forza di parole. 

Nicola Campoli

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