Oliverio si esprima sulla questione Scala Coeli. Si rispetti il territorio, quella fossa va demolita.

Sono passati ormai 4 mesi dall’elezione del nuovo governatore ed alcune questioni stringenti come quella dei rifiuti non sono ancora state affrontate dalla nuova giunta, ma questo non implica soltanto immobilità. Mentre la politica resta incagliata nelle beghe di Palazzo, infatti, il mostro divora territorio del ciclo dei rifiuti calabrese continua a muoversi alle spalle dei calabresi e così, l’ormai ex direttore generale del Dipartimento Ambiente, Gualtieri, insieme al luogotenente Reillo, nelle settimane scorse ha provato a lanciare l’ennesima mega-sanatoria per una discarica, quella di Scala Coeli, che ha collezionato esclusivamente anomalie e scandalosi condoni. Oramai però non c’è più nessuna ambiguità, il Consiglio di Stato si è espresso categoricamente ribadendo quanto noi sosteniamo da tre anni, cioè che una discarica non può essere situata laddove insistono colture di qualità: fine della storia. Non solo quella discarica è stata realizzata senza il rispetto del progetto, delle pendenze, della collocazione, delle prescrizioni AIA, della distanza dalle aste fluviali eccetera eccetera eccetera, ma ha già messo in seria difficoltà l’economia del territorio soltanto con la propria esistenza, una situazione che non è degenerata esclusivamente grazie all’azione della società civile e delle istituzioni che hanno impedito che si consumasse l’ennesimo scempio illegale in Calabria. L’azienda privata, che legittimamente ha continuato a difendere i propri esclusivi interessi, non può di certo dire di non essere stata avvertita: i comitati locali hanno sottolineato pubblicamente questo problema ben prima dell’entrata in vigore della Legge Regionale 35/2012 e del parere del Consiglio di Stato dello scorso Aprile. Per cui ora è il momento di mettere la parola fine a questa vicenda e di voltare pagina per l’intera Calabria proprio a partire da questo impianto, e di questo compito si devono far carico immediatamente il neo governatore Oliverio ed il nuovo direttore generale Pallaria per evitare di continuare a sperperare denaro pubblico per un impianto dannoso, inutile e che non può entrare in funzione. Non solo: come comitati locali faremo in modo che tutto il denaro pubblico speso dall’ex direttore generale Gualtieri e dall’arch. Orsola Reillo dall’entrata della L.R. 35 in poi venga restituito dagli stessi dirigenti, dal momento che era finalizzato all’apertura di una discarica giuridicamente inammissibile. Inoltre, stando alla sentenza del TAR 735 del Maggio 2014, anche qui esattamente come dicevamo noi, le ordinanze di demolizione di opere abusive sulla strada sono valide e legittime, il che testimonia che sono state realizzate opere abusive le quali, quindi, attentano ulteriormente alla pubblica incolumità e devono essere demolite. Il paradosso con cui si trova a combattere la società civile calabrese sta tutto in quello che i comitati territoriali hanno vissuto il 20 Maggio del 2013 quando la forza pubblica, agli ordini del Prefetto di Cosenza, spostava di peso il pacifico presidio dei comitati davanti alla discarica di Scala Coeli per favorire il passaggio di mezzi pesanti, privati, carichi di rifiuti su una strada provinciale interdetta al traffico per questioni di sicurezza, su una strada comunale su cui erano state effettuate opere abusive e per scaricare in una discarica, privata, che non poteva, per legge, entrare in funzione. Quel giorno lo scempio non fu compiuto solo per la determinazione di cittadini ed istituzioni locali, ma lo Stato da quale parte stava? Oggi che è stato certificato, una volta di più, chi aveva ragione, da quale parte sono le istituzioni regionali e statali? Oliverio e Pallaria, ognuno per le proprie competenze, hanno il dovere di chiudere definitivamente questa che è una vicenda paradigmatica di come funziona il ciclo dei rifiuti in Calabria per ripristinare lo stato dei luoghi ed avviare immediatamente un’azione di razionalizzazione del ciclo dei rifiuti e bonifica del territorio. Il tempo è quasi scaduto. Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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