
■Antonio Loiacono
C’è chi pensa ai prepper come a una banda di esaltati pronti all’apocalisse con bunker sotterranei e scorte di cibo per decenni. Poi c’è chi, più semplicemente, li vede come persone pratiche, pronte a gestire emergenze senza farsi trovare con le mani in mano (o peggio, senza cibo e acqua).
Nel dubbio (amletico), Bruxelles “la prepper” ha deciso: per affrontare le crisi future, basta un kit di sopravvivenza da 72 ore! Una borsa magica piena di torce, fiammiferi e biscotti secchi che, a quanto pare, ci renderà tutti più resilienti di fronte a blackout, disastri naturali e persino guerre. Insomma, la soluzione definitiva alle catastrofi mondiali è stata finalmente trovata: una versione europea del kit da campeggio!
A illustrare la rivoluzionaria idea ci ha pensato la commissaria per la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib, con un video social in cui, con tono tra il serio e il faceto, ha mostrato il contenuto del kit perfetto per la sopravvivenza. Documenti in una busta impermeabile (perché non si sa mai che arrivi un’inondazione proprio in salotto), cibo in scatola, una torcia, un coltellino svizzero e—udite udite—un mazzo di carte! Perché quando l’Europa crolla sotto l’inflazione e i cittadini faticano a pagare le bollette, almeno ci si può distrarre con una bella partita a briscola.
La reazione del Movimento 5 Stelle non si è fatta attendere. La delegazione al Parlamento Europeo ha attaccato duramente l’iniziativa: “Il video di Lahbib risulta fuori luogo in un periodo in cui l’Europa affronta problemi ben più concreti, come la crisi economica, il costo della vita alle stelle e la guerra in Ucraina. Prima questa Commissione va a casa e meglio è” hanno tuonato i pentastellati, sottolineando che forse—e diciamo forse—servirebbero soluzioni un tantino più strutturali rispetto a un sacchetto di sopravvivenza che sembra uscito da un negozio di trekking.
Al di là delle polemiche, la domanda sorge spontanea: cosa ci sta dicendo l’UE con questa iniziativa? Che dobbiamo prepararci a crisi sempre più gravi? Che non possiamo più contare sulle istituzioni in caso di emergenza e quindi meglio arrangiarsi da soli? O che, semplicemente, non sanno più che pesci prendere e cercano di distrarci con un kit di emergenza dal sapore post-apocalittico?
Nel frattempo, i governi nazionali si dividono: alcuni, come la Francia, hanno già kit simili da tempo, mentre i Paesi nordici includono perfino pillole di ioduro di potassio, nel caso le cose si mettano davvero male. In Svezia, addirittura, si consiglia di avere buoni rapporti con i vicini, perché “potrebbero servire in caso di emergenza”. Un consiglio che, tradotto in termini pratici, potrebbe suonare così: fate scorta di cibo, ma occhio a non litigare con chi vi sta accanto, perché in tempi duri anche un barattolo di fagioli potrebbe diventare motivo di guerra.
Certo, l’idea di essere più preparati alle emergenze non è di per sé sbagliata. Ma quando le istituzioni europee, invece di lavorare su strategie energetiche, economiche o di difesa, ci invitano a mettere da parte un po’ di scatolame e torce, è lecito chiedersi se non sia il caso di preoccuparsi più di quanto già non facciamo.
Dunque, cari cittadini europei, iniziate a riempire i vostri zaini di sopravvivenza. Non si sa mai. Magari tra una crisi e l’altra, mentre giocherete a carte al lume di una torcia, l’UE avrà finalmente trovato una soluzione per abbassare le bollette.
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