
■Antonio Loiacono
Nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) in Italia, i migranti sono oggetto di maltrattamenti fisici e vengono sedati con psicofarmaci, a volte senza prescrizione medica. È quanto emerge da un rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d’Europa, che ha condotto una visita tra il 2 e il 12 aprile 2024 in quattro dei nove centri operativi italiani. Le strutture visitate sono quelle di via Corelli a Milano, Gradisca d’Isonzo (Go), Palazzo San Gervasio a Potenza e Ponte Galeria a Roma.
Il Cpt ha riscontrato numerosi casi di presunti maltrattamenti fisici ed un uso eccessivo della forza da parte degli agenti di polizia. In particolare, si segnala la pratica di somministrazione di psicofarmaci non prescritti ai migranti, talvolta diluiti in acqua, una situazione documentata soprattutto nel centro di Potenza. Questi farmaci, come evidenziato nel rapporto, vengono utilizzati senza un’adeguata supervisione medica e sollevano serie preoccupazioni riguardo alla violazione dei diritti umani ed alla protezione della salute dei trattenuti.
Il Cpt ha anche bocciato la gestione dei CPR, definendoli “non idonei” a garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti. Tra le criticità emerse, spiccano le pessime condizioni materiali delle strutture, l’assenza di un regime di attività che consenta ai migranti di passare il tempo in modo dignitoso, un approccio sproporzionato alla sicurezza ed una qualità variabile dell’assistenza sanitaria. In particolare, la mancanza di trasparenza da parte degli appaltatori privati e l’inadeguatezza delle misure adottate sollevano dubbi sull’efficacia e sulla legittimità di questo sistema di detenzione.
Il rapporto del Cpt ha inoltre messo in discussione la possibilità di replicare il modello italiano di gestione dei CPR in altri Paesi, come l’Albania, dove sono previste strutture simili. La denuncia del Consiglio d’Europa si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione sulle politiche migratorie europee. I dati di Frontex, infatti, indicano un calo significativo degli attraversamenti irregolari delle frontiere dell’Unione Europea, con una diminuzione del 40% nei primi undici mesi del 2024. Tuttavia, alcuni percorsi, come quelli dei Balcani occidentali e del Mediterraneo centrale, continuano a essere particolarmente pericolosi, con diminuzioni rispettivamente del 80% e del 60%. Al contrario, la frontiera terrestre orientale ha registrato un aumento drammatico del 200%.
Il fenomeno migratorio rimane quindi complesso ed in continua evoluzione, con flussi che arrivano soprattutto da Paesi come Siria, Afghanistan e Mali. Tuttavia, le condizioni di vita nei centri di detenzione, come evidenziato dal rapporto del Cpt, sollevano interrogativi sulla reale capacità dell’Italia e dell’Europa di rispettare i diritti fondamentali delle persone migranti, soprattutto quelle trattenute nei CPR, dove le pratiche denunciate dal Consiglio d’Europa non possono essere ignorate.
La denuncia del Consiglio d’Europa rappresenta un appello urgente alla revisione delle politiche di accoglienza e detenzione, per garantire che le persone migranti siano trattate con dignità e nel pieno rispetto dei diritti umani.
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