Ma al futuro di Cariati chi pensa?

Ci sono domande, a volte, destinate a rimanere senza riposte convincenti per un tempo prolungato. Una di queste. Perché, a Cariati tutto resta immobile? Come se il trascorrere inesorabile del tempo, avesse congelato il Paese e non si trovasse una strada per destare dal torpore il Paese. Il cariatese comune assiste silente alla solita commedia delle parti, al gioco di veti incrociati: maggioranza e opposizione. Allora mi domando. Ma al futuro di Cariati chi pensa? Ci sarà mai, mi auguro, qualcuno, o più di uno, che isolatamente o meglio insieme riflette sul come, quando, dove e perché bisogna cambiare? Ciò presuppone, forse, una rinnovata coesione tra “pezzi” della politica locale e parti di “corpi” sociali, che trova il suo fondamento nell’assoluta, eccezionale gravità della situazione economica e sociale di Cariati. Sebbene non sarà semplice, senza una coesione, che porti inevitabilmente a divisioni delle persone in gruppi, temo che l’aleatorietà della prospettiva non potrà essere ribaltata. Senza un rinnovato e comune senso di responsabilità, sarà difficile mettere in moto un processo di reale cambiamento. Infine, molti, troppi errori sono stati commessi amministrativamente negli ultimi anni, ma non é sufficiente affermare di voler fare tabula rasa del passato per avere automaticamente garantito la soluzione dei problemi. Occorrono allo stesso tempo coraggio ed equilibrio, entusiasmo e rigore. Nicola Campoli

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