Lib(r)eriamo la mente

Oggi voglio parlarvi di libri ed, in particolare, voglio parlarvi di un libro che mi è stato consigliato in un momento molto particolare della mia vita. E’ un libro che contiene riflessioni più che altro, riflessioni di vario genere che mi rispecchiano molto; penso sia una di quelle cose che almeno una volta nella vita, ognuno dovrebbe leggere. E’ proprio questa, la grande bellezza dei libri: ti puoi immergere in loro e vagare con la fantasia, è un modo per estraniarsi dalla realtà e riflettere su cose a cui, magari, mai nella vita avresti pensato; è un modo per guardare le cose con occhi diversi e, perché no, mettere in discussione i propri punti di vista per accoglierne dei nuovi.

elisa agazio-2016Non vi nascondo che questo è un libro che mi ha “lasciato” parecchio a livello umano e che, periodicamente, vado a riprendere. Ciò che amo di più di uno scritto è proprio il suo perdurare nel tempo. Le parole vanno e vengono; diversamente una lettera, un bigliettino d’auguri, un post – it, restano lì: nero su bianco; e spesso questo può rappresentare la nostra più grande consolazione o, al contrario, la nostra peggiore prigione. Quello che voglio fare, oggi, è riportarvi brevemente tre citazioni tratte da questo libro meraviglioso con la speranza che una volta chiuso il pc vi resti un piccolo dubbio sul quale riflettere, una domanda alla quale dare risposta, una piccola curiosità che vi induca ad acquistarlo perché non è mai, mai, troppo tardi per capire che la lettura è la nostra più grande forma di istruzione.

La prima citazione su cui voglio invitarvi alla riflessione, è la seguente:

“C’era una donna – questa la storia – che amava il suo uomo in modo assoluto. Gli dedicava la vita e ne era felice. Si occupava di lui senza riserve e, non le importava di non avere altro da fare. Anzi, sentiva quasi come un disturbo qualsiasi occupazione o impegno la distogliesse anche pochissimo dal compito che s’era scelta. Senza di lui, non usciva neanche a fare la spesa. Lo seguiva dappertutto, ma era molto attenta a non invadere i suoi spazi. Poi un giorno lui s’era ammalato ed era morto. Tutti avevano pensato che lei non avrebbe sopportato la mancanza e si sarebbe lasciata andare, astenendosi dal vivere per seguirlo al più presto. Invece, lei era rinata. Aveva ripreso a uscire, viaggiare, riallacciare rapporti, gli amici la incontravano dappertutto e provavano un certo imbarazzo nel vederla così luminosa, così disinvolta nell’andare avanti. Non che lui non le mancasse; forse però, le era mancata di più la sua vita. [..] Era proprio necessario – questa la domanda che tutti avrebbero voluto farle – aspettare la morte per liberarti di un rapporto che ti stava stretto?Se sapevi (perché via, non potevi non saperlo),che non era quella la vita che volevi, non sarebbe stato più onesto prendere prima la tua strada? […]”

Questa è una delle tante storie che mi capita spesso di vedere in giro. Oggi si ha la strana convinzione che condividere ogni minuto con il proprio compagno/a sia il modo migliore per costruire e mantenere un rapporto stabile nel tempo oppure, peggio ancora, ci si accontenta di un rapporto che non soddisfa in pieno, perché è “meglio di niente”. Sì perché, udite udite, la paura del secolo è la solitudine. Per vivere un amore sano non c’è età, credo che a venti così come a quarant’anni si abbia il diritto e il dovere di costruire e pretendere rapporti basati sulla libertà di pensiero, di scelte; l’amore deve essere qualcosa in più nella nostra vita, non la nostra vita. Immagino un rapporto fra due persone basato sull’estrema fiducia, sul supporto e confronto reciproco, sulla libertà ( attenzione, non libertinaggio) e non c’è, non può esserci, Dio che tenga, religione che giudichi, famiglia che imponga, giustificazione che basti di fronte a determinate mancanze. La vita è troppo breve per essere violentata così e di amore, ne sono convinta, ne esiste più di uno. La vita è vita, va sempre e comunque preservata anche quando questo significa mettere in discussione tante cose della nostra quotidianità, abbattere tanti pilastri che credevamo ben saldi. Per dirla in altri termini, “quello che soprattutto fa la persona che ami è occupare dello spazio, stare al mondo: diventare il tuo spazio e il tuo mondo. E il peggio che ti può capitare, quando ti abitui a vivere in un mondo ridotto a una persona soltanto, è di pensare di avere abbastanza mondo per essere felice, addirittura diventarlo, e così raccontarti che del resto del mondo, tutto quell’altro mondo che non è lei, non vuoi neanche più andarci; infatti non ci vai e dopo un po’ ti senti persino fiero di aver smesso di frequentarlo, quel mondo così vasto; anche se poi quando viene a girare dalle tue parti o lo vedi dalla finestra ti sale un po’ il magone, e te ne torni dentro mordendoti le labbra.” Osate, non accontentatevi e soprattutto non annullatevi in nome di un sentimento; da certe cose, difficilmente si torna indietro.

La terza citazione che voglio proporvi, parla di rimorsi e rimpianti. Meglio avere il rimorso di aver fatto qualcosa o il rimpianto, di non averla fatta?

“[…] Ecco perché capire come sono andate le cose non serve, e riflettere sull’accaduto per trarne un insegnamento è un esercizio adolescenziale e scolastico in cui infondo non crediamo neanche. Siamo adulti, sbagliamo continuamente e non impariamo da nulla. La comprensione di un errore, la sua localizzazione nel tempo e perfino l’individuazione delle cause che l’hanno provocato non ci impedisce di ripeterlo e non ci fa avanzare nella vita. Non siamo buoni docenti di noi stessi e le lezioni che crediamo d’imparare sono imprecise e, in buona misura, truccate. Facciamo l’esame, ma raccomandati. Falsifichiamo i dati e anche le date pur di assolverci almeno in parte. Omettiamo gli episodi apparentemente trascurabili in cui siamo venuti fuori in tutta la nostra sciatta vigliaccheria, perché se così non facessimo dovremmo condannarci senza appello, e il peggio è che la cosa non ci renderebbe migliori, fortificherebbe soltanto il rimorso. […] Se impariamo qualcosa la impariamo incidentalmente, quando non abbiamo neanche intenzione di farlo e siamo abbastanza deconcentrati e disinteressati a noi stessi da sperimentare un gesto che non avevamo mai compiuto prima e dal quale vediamo discendere in tempi sorprendentemente rapidi una cascata di piccoli effetti benefici che svecchiano il nostro sguardo sulle cose e rendono fattibili le scelte.”

Non so voi, ma secondo me questa frase non necessita di alcun commento poichè credo che nessuno possa esimersi dal riconoscersi in queste parole. Nonostante la mia giovane età ho dei rimorsi, scelte che se tornassi indietro non farei più; ma crescere significa soprattutto questo, riflettere sul proprio passato e fare in modo che esso diventi una sorta di taccuino su cui appuntare tutte quelle cose di cui ci vergogniamo e che cercheremo, con tutte le nostre forze, di non ripetere più. Fortunatamente, posso dire però di non aver alcun rimpianto perché ho sempre pensato che ogni esperienza debba essere vissuta con tutte le difficoltà che comporta. Ricordate: non è stato fatto mai nulla di grande senza una gran dose di coraggio, senza il mettersi in gioco, senza credere che per vivere la bellezza di un attimo valga la pena rischiare. Certo, il rischio comporta anche la perdita: ma, da persona che ha perso in tante occasioni, posso dire che gli insegnamenti umani che restano siano impagabili. Provate, rischiate, vivete, sbagliate .. e poi, ricominciate da capo, ma provateci; i rimorsi prima o poi passano, i rimpianti possono anche restare a vita.

Ci sarebbero tante altre cose da dire su questo libro, ma temo che la vostra pazienza sia al limite; inoltre spero, con queste poche righe che ho riportato, di essere riuscita a lasciarvi quella curiosità impellente che scatta nel momento in cui vorremmo leggere ancora qualche pagina. Quello che vorrei, con questo pezzo, è smuovere i vostri pensieri. Vorrei che per ognuna delle persone che deciderà di condividerlo sulla propria bacheca, ci fosse un commento, un confronto su delle tematiche di cui si discute sempre troppo poco; per una volta cerchiamo di utilizzare questo strumento di comunicazione in modo costruttivo. Lo condividerò anche io e sarò felice di rispondere a qualsiasi commento o considerazione che verrà fatta.

(Mancarsi, Diego De Silva, Einaudi)

Elisa Agazio

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