In bocca al lupo, maturandi!

Immaginate di leggere questo articolo con la voce di Venditti in sottofondo e capirete che sì, è arrivato il gran giorno quello che per un anno intero avete aspettato e temuto nello stesso tempo. E’ arrivata quella notte in cui avere diciotto anni vi sembrerà, d’un tratto, la cosa più lontana in assoluto dal vostro stato d’animo; quella notte tanto cantata e chiacchierata, quella che avete conosciuto per “sentito dire” perché ogni anno si guarda ai maturandi come a coloro che stanno per affrontare una grande prova, una grande e difficile fase della loro vita.. ed allora li si osserva con ammirazione quasi, perché “l’anno prossimo, tocca a me!”.

elisa agazio-2016Bene, ragazzi, quell’anno è arrivato, quel giorno anche, quella notte è alle porte. Ricordo la mia notte prima degli esami: era il lontano 2010; dico lontano perché, nonostante siano trascorsi solo sei anni, sono stati sei anni intensi in cui tutte quelle certezze che credevo di aver, appunto, maturato dentro di me in realtà si sono rivelate solo delle illusioni. Sì perché a diciotto anni, con uno zaino in spalla ed un futuro ancora tutto da scrivere ti senti un po’ una sorta di osannato, senti di poter riuscire in tutto nella vita, di poter arrivare dove vuoi e, sicuramente, ci arriverai; penso che questo atteggiamento sia quello che nello stesso tempo vi salva e vi condanna. Vi salva, perché la dolce incoscienza tipica di quest’età da modo di non rassegnarsi al nostro tempo e vi spinge a tentare, a mettervi in gioco; vi condanna, perché una volta che vi sarete messi in gioco e gli anni passano, l’università vi sembrerà la peggiore scelta che poteste fare perché il tg parlerà della disoccupazione che cresce, dei figli di mamma che partiranno per l’estero e voi penserete: “Ma quanto ero idiota a diciotto anni?”

Non voglio dirvi se l’università sia o meno la scelta giusta, non voglio rischiare di influenzarvi; è una scelta troppo importante e di cui ne risponderete a vita. Quello che posso dirvi sei anni dopo la mia notte, sei anni dopo il mio gran giorno, è di seguire il vostro istinto; è inutile cercare di ragionare o riflettere su quella che sia la scelta giusta perché, oggi come oggi, non ci sono in realtà delle scelte giuste: c’è un’ Italia massacrata e che non può farvi alcuna promessa di successo; ma ci siete voi, c’è il vostro cuore e il vostro istinto e.. cuore e istinto, quasi sempre, guardano alla stessa direzione. Qualcuno, qualcuno che penso sia un esempio di vita per la sua storia e il suo vissuto, nel 2012 tenne un commovente discorso presso l’Università di Stanford dicendo ai ragazzi:

“Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a fidanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi; come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.”

Ragazzi, ciò che sto cercando di dirvi è di NON lasciarvi scoraggiare dall’ambiente che vedete intorno a voi, del figlio del fratello dell’amico di vostro zio che “è andato all’università, ma ora è disoccupato”; ogni storia è diversa, ogni vostro percorso di vita sarà diverso, le esperienze che avrete segneranno gran parte dei vostri progetti futuri e penserete a questa notte come all’inizio di tutto, alla notte di transizione dall’essere liceali a far capolino nella vita vera, quella in cui parti con una valigia piena di sogni in chissà quale direzione.. e speranzosi di uscirne vittoriosi. Oggi potete solo immaginare e sperare, null’altro; fra qualche anno capirete se siete andati nella giusta direzione o no.

“Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.

Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Okay, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai, potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.

Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio:

Il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dai caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’ e trovavo ciò affascinante.

Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono.

Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’ e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandomi alle spalle dieci anni dopo.

Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi appaiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra e ha fatto la differenza nella mia vita.”

L’avrete capito sicuramente; a pronunciare queste parole è stato un grande informatico, produttore cinematografico, imprenditore nonché inventore statunitense, Steve Jobs ( vi consiglio di leggere il suo discorso completo, reperibile online), fondatore di Apple e scomparso nel 2011.

Non è una laurea a farvi grandi, ma è la tenacia nel perseguire i vostri sogni e le vostre aspirazioni più folli, quelle che vi sembreranno irrealizzabili, che vi porteranno esattamente dove vorrete essere. IN BOCCA AL LUPO, giovani bellissimi maturandi; vivete questa notte com’è giusto che sia. Non cercate di ripetere l’autore che tanto odiate e che non vi entra in testa o, peggio ancora, di ricordare quella formula di matematica tanto importante per la seconda prova; tanto non ci riuscirete. Godetevi queste ultime 24 ore da liceali con la bellezza e la spensieratezza tipica di chi si sta affacciando alla vita; prendete una chitarra e cantate a squarciagola fino all’alba, la follia per questa notte è concessa ( se può essere un’idea, noi all’epoca andammo nel cuore della notte a casa dei nostri Prof! Scccchhhh! Io non ve l’ho detto!).  

Auguri ..e niente paura! La prova di matematica è molto meno peggio di quel che si dice.

Concludo, dedicando questo pezzo a mio cugino Francesco, attento e appassionato lettore dei miei articoli. Con immenso affetto.

Elisa Agazio

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