IL TARDIVO ORRORE DI BAN-KI-MOON

Il segretario generale delle Nazioni Unite ha finalmente interrotto il suo assordante silenzio per dichiarare il suo orrore per la morte di tanti disperati che, illudendosi di trovare la salvezza sui ben poco ospitali lidi europei, fuggono dal Medio Oriente, dall’’Africa sub-sahariana ed orientale e dalla Libia.

Io ho scritto disperati; un burocrate avrebbe scritto profughi, Salvini invece clandestini o invasori. Invasori morti ma, nella sua ottica, pur sempre invasori.

Al di là delle disquisizioni semantiche – che poi semantiche non sono perché le parole, come diceva Sciascia, sono pietre e spesso definiscono non tanto ciò che vogliono definire quanto chi le usa – al di là, dunque, delle disquisizioni, mi colpisce il fatto che Ban-Ki-Moon si sia deciso solo ora a dichiarare il suo orrore e a convocare una riunione, per il prossimo 30 settembre (con calma e per piacere, viene da dire) di capi di stato e di governo per affrontare la questione.

Perché solo e proprio adesso? Eppure da anni di disperati, nel Mediterraneo, ne muoiono a centinaia, affogando quando i barconi fanno naufragio o soffocando nelle stive senz’’aria in cui sono ammassati da aguzzini che pagano per farsi mandare al macello.

Viene il sospetto che il tardivo orrore del non molto solerte segretario generale sia stato destato da alcuni morti speciali. No, non quei duecento e passa che il mare ha ributtato sulle spiagge libiche: quelli contano come i trecento di Lampedusa naufragati e morti mesi fa: ossia niente. No, a provocare questa nobile reazione sono stati i settantuno cadaveri trovati nel cassone di un camion in Austria.

In fondo è successo lo stesso ad Angela Merkel: finché i disperati hanno avuto la bontà di morire nel Mediterraneo la faccenda non l’’ha riguardata; appena invece hanno avuto la pessima idea di farlo in territorio germanofono, anche lei ha avuto un soprassalto di buona coscienza: invece di ripetere quel “mica possiamo accogliere tutti” che ha detto alla famosa bambina palestinese, provocando il pianto dirotto della piccola e sputtanandosi in mondovisione, si è improvvisamente dichiarata pronta ad accogliere tutti i profughi siriani. Non tutti: solo i siriani; ma comunque è un inizio. Ed ha annunciato che l’Europa, alla fine, deve affrontare il problema: e se lo dice lei, che dell’Europa è di fatto la maggiore azionista, è possibile che qualcosa si faccia davvero.

Insomma, anche per i morti non conta chi siano e da dove vengano: per destare l’’orrore di Ban-Ki-Moon e la generosità di Angela Merkel quello che conta è dove gli capita di morire.

VA be’, almeno si sono mossi. Anche se non so – staremo a vedere – se alle chiacchiere seguiranno dei fatti. So per certo che in questo caso, come in quello del debito della Grecia, il comportamento degli europei – e non solo dei governi europei: noi europei – ha messo a nudo la sostanziale inesistenza di ogni idea di solidarietà e unità dell’Europa.

E so anche che il mondo, da qui al 30 settembre e anche dopo, continuerà a blaterare: di solidarietà, certo, e umanità, sicuro, e accoglienza, come no; purché non costino troppo.

E pensare che se ognuno dei Paesi della Nato rinunciasse a uno, anche uno solo dei famosi cacciabombardieri F-qualchecosa che sta acquistando (e per giunta pare pure che funzionino male), e ne destinasse il costo al soccorso dei profughi, il problema semplicemente non esisterebbe più e avanzerebbe pure qualcosa, anzi, parecchio.

C’’è un’’altra cosa che so per certo: che intanto in Siria, in Libia, in Pakistan, in Somalia, in Afghanistan, si continuerà a morire e a scappare; e a morire, anche, dopo essere scappati. Per la felicità di Salvini, che così guadagnerà qualche altro punto nei sondaggi blaterando contro gli invasori; e fermo restando che invece i Ban-Ki-Moon, Merkel, Cameron, Hollande & Co. d’’ora in poi, ad ogni nuova strage, esprimeranno il loro orrore, e la loro solidarietà, e il loro impegno.

Speriamo non solo a chiacchiere.

Giuseppe Riccardo Festa

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