Il formidabile assist di Macron a Salvini e Toninelli

Viene in mente tutta una serie di motti e proverbi: dal dotto “Medice cura te ipsum” al popolaresco “Il bue dice cornuto all’asino”, al familiare “Senti chi parla” al biblico “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nell’occhio tuo?” (Mt 7,3).

La vicenda della nave Acquarius non è certo una pagliuzza negli occhi di Salvini e di Toninelli, ma la reazione del governo francese alla chiusura dei porti italiani per le navi delle ONG ha ottenuto proprio l’effetto di porne in secondo piano l’abnormità, dato che i nostri cugini d’oltralpe, dopo aver messo gendarmi dappertutto a Ventimiglia e sui passi alpini, dopo aver smantellato senza tanti complimenti con ruspe e caterpillar l’accampamento di disperati di Calais e dopo aver addirittura violato il nostro territorio mandando dei  flic armati fino ai denti in un centro di accoglienza di Bardonecchia, hanno avuto il coraggio di stigmatizzare con parole di fuoco la comunque non lodevole iniziativa del prorompente ministro leghista e del pensoso ministro pentastellato, notoriamente sempre intento, quest’ultimo, a fissare da dietro i suoi occhiali un punto lontano. I suoi estimatori dicono che è assorto in profonde meditazioni sui destini dell’umanità, e lui è ovviamente d’accordo con loro.

Meditazioni di Toninelli a parte, resta il fatto che anche i più indignati critici dell’iniziativa dei due neoministri hanno reagito con fastidio all’oggettivamente improvvida uscita del governo e del presidente francese, che ha così offerto a Salvini, Toninelli e ai loro estimatori un’insperata sponda e una formidabile arma di distrazione di massa. Non si discute quasi più, infatti, dei 629 profughi e della loro odissea: la vecchia e mai sopita ruggine  tra italiani e francesi ha deviato verso questi ultimi i pensieri, i commenti e l’indignazione di molti, giornalisti compresi, allargandola poi al resto d’Europa che effettivamente, quanto a ipocrisia ed egoismo, si sta dimostrando inferiore a ogni aspettativa; e Salvini, che sembra identificare col solo problema dei profughi – anzi: dei “clandestini” – le sue funzioni di ministro dell’Interno, e guarda con ammirazione verso la Polonia, l’Ungheria, l’Austria e i loro rigurgiti neofascisti, ha potuto segnalare come un’importante vittoria sua e del governo di cui fa parte l’iniziativa del governo Spagnolo – socialista – che ha deciso di accogliere lui, a Valencia, quei 629 disgraziati; poco importa, al tetragono ministro lombardo, che il resto del mondo l’abbia invece considerata uno schiaffo alla mancanza di scrupoli sua e di Toninelli che intanto, da dietro gli occhiali, continua a fissare intento quel misterioso punto lontano nello spazio.

Altri profughi, a dispetto dei proclami di Salvini e delle chiusure di Francia, Austria, Ungheria, Polonia e paesi baltici, continuano e continueranno a imbarcarsi su gommoni e barconi; tanti continuano e continueranno ad affogare nel Mediterraneo, tantissimi premono e continueranno a premere dalle sponde nordafricane. Non saranno i blocchi e i proclami, né le paure e le diffidenze più o meno meschine dei tanti uomini qualunque d’Italia e d’Europa a fermare quest’ondata migratoria. È un fenomeno che bisognerebbe affrontare tutti insieme, dimenticando gli interessi elettorali e le piccinerie di parte e nazionalistiche, per vederlo per quello che è: un evento epocale, di dimensioni bibliche, che richiede strategie di ampio respiro, intelligenza, grandi capacità umane e genio politico.

Doti di cui ahinoi, in un mondo dominato dalla mediocrità e dalla miopia, non si vede traccia in nessuna cancelleria, né in Italia, né in Europa, né altrove.

Giuseppe Riccardo Festa

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