Giusto chiedere la fine del commissariamento della Sanità, ma Oliverio prenda impegni precisi.

Fin dall’inizio della legislatura regionale non abbiamo condiviso l’impostazione della Giunta Oliverio e del suo Presidente di rivendicare per sé il ruolo di Commissario all’Emergenza Sanità, perchè abbiamo sempre sostenuto che l’istituto del commissariamento d’emergenza è un istituto sbagliato, inutile e dannoso in qualunque settore. L’esempio acclarato del famigerato Commissario all’Emergenza Ambientale in Calabria ha fatto scuola…di mafia.

Del resto è con questo spirito che, insieme a tante altre forze politiche, sindacali e sociali, abbiamo organizzato la manifestazione del primo aprile 2017 per la difesa della Sanità su questo territorio, chiedendo impegni precisi anche al Governatore.

Ora, giacchè non siamo soliti mandarla a dire, siamo prossimi alle elezioni politiche, ed in questa fase partiti e governi nazionali, regionali e locali sono soliti proporre (a parole) qualsiasi cosa pur di guadagnare qualche decimale di consenso da sfruttare nelle urne. Tuttavia non per questo intendiamo trascurare il nuovo dibattitto intrapreso sulla Sanità, lanciato proprio dal Governatore e rilanciato dai sindaci di più territori, al contrario.

Riteniamo, coerentemente con quanto abbiamo sostenuto negli anni passati sul commissariamento rifiuti, che la chiusura dell’emergenza sanitaria sia una rivendicazione sacrosanta ed universale.

I dati economici sciorinati nelle ultime settimane non fanno altro che confermare quanto andiamo dicendo fin dalla soppressione dell’ospedale di Cariati decretata dal Commissario-Governatore Scopelliti (appoggiato dall’intero centrodestra ionico): ciò che costa in Calabria non sono i servizi, gli ospedali, i farmaci, i medici, ma gli sprechi generati dalla classe dirigente e dalla criminalità organizzata.

L’aumento del deficit del bilancio sanitario a fronte della chiusura degli ospedali e della situazione disumana che si vive quotidianamente in tutti i territori calabresi certifica quanto affermiamo da anni, ovvero che il piano di rientro sanitario non è solo un provvedimento sbagliato, ma è un crimine nei confronti delle comunità calabresi tutte, un crimine di cui dovrebbero essere accusati primariamente i governi nazionali degli ultimi dieci anni.

Detto ciò, non vuol dire che la Regione Calabria sia priva di responsabilità, anzi. Il rimpallo di responsabilità tra Commissario e Regione o Aziende Sanitarie è servito negli ultimi mesi più come pretesto per rivendicare per sé l’incarico di commissario che per migliorare le cose. Basta pensare all’atto aziendale dell’ASP di Cosenza, recentemente licenziato, che di fatto mette in discussione ulteriori servizi sullo ionio cosentino e, indirettamente, l’esistenza stessa dello SPOKE Corigliano-Rossano.

Pertanto, aldilà dei proclami e dei gesti eclatanti, ci aspettiamo da parte del Governatore degli impegni precisi specifici sulla sanità di questo territorio, a partire dal consolidamento di molti reparti che sono in carenza di personale medico e paramedico oppure addirittura con primari vacanti o prossimi al pensionamento: cosa si aspetta per indire i concorsi? Non sarà il prologo per ulteriori chiusure, ridimensionamenti o spostamenti in altri spoke politicamente più “protetti”?

E come si può continuare a tollerare che i nostri ospedali non riescano ormai a garantire, in tempi civili, neanche gli esami e le visite più banali (si pensi che nelle scorse settimane alcuni cittadini si sono sentiti dire che le prenotazioni per una banalissima visita ortopedica erano chiuse) dirottando sul “privato a trucco”, ovvero sulle s.p.a. o s.r.l. convenzionate e pagate coi soldi dei cittadini, più del 50% delle richieste?

Come si può, inoltre, non avere su un territorio di più di centomila abitanti e che copre un’area che va da Scala Coeli alle località dell’arberia, un centro d’urgenza dotato di emodinamica? Così come è necessario rivedere la collocazione dei centri trasfusionali esclusivamente negli HUB, un parametro che ha trasformato, di fatto, il centro trasfusionale del nostro spoke in un semplice centro di prelievo: un’impostazione che non tiene minimamente conto dell’ampiezza del territorio, della distanza dal hub di cosenza e della situazione infrastrutturale della zona. Infine: possibile che nel 2017 in Europa non si possa utilizzare l’elisoccorso di notte per mancanza di punti di decolo e atterraggio illuminato?

Fare l’elenco delle lacune della nostra sanità è praticamente impossibile. Le mancate risposte sanitarie oggi rappresentano, insieme alla disoccupazione ovviamente, una delle ragioni della nuova ondata di emigrazione che sta vivendo la Calabria ed in particolare il nostro splendido ma abbandonato territorio.

Pertanto, condividiamo la battaglia per la chiusura della fase commissariale per la sanità Calabrese, ma si apra una fase di gestione trasparente ed aderente alle esigenze dei territori e si prendano degli impegni precisi con i cittadini calabresi, impegni sui quali iniziare a lavorare fin da subito: i soldi spesi per offrire il diritto alla salute anche ad un solo cittadino non sono mai soldi sprecati. I veri sprechi sono gli appalti pilotati, i concorsi farlocchi, il personale imboscato, i soldi regalati a privati che coprono le lacune appositamente create nel sistema pubblico ed infine i soldi regalati ad altre regioni per l’emigrazione sanitaria.

 

 Flavio Stasi

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