FRANCESCA, LUCE SPENTA NELLA NOTTE: IL DOLORE DI UN PAESE IN LACRIME

IL SILENZIO DI MANDATORICCIO PER L’ANGELO VOLATO VIA A ROMA

Francesca Mandarino

Antonio Loiacono

Il feretro di Francesca Mandarino, vittima di un crudele incidente stradale a Roma e di un destino beffardo che ha strappato Francesca alla vita ed ai sogni che custodiva con tanto amore, lasciando dietro di sé un vuoto che sembra impossibile colmare, oggi pomeriggio ha attraversato le vie di Mandatoriccio in un corteo funebre che sembrava infinito. C’è un silenzio che si aggira per il paese, un silenzio che pesa come piombo, che parla più di mille parole: una ferita aperta nel cuore del piccolo comune, un dolore che si propaga come un’eco infinita nelle strade chete.  

È lutto cittadino proclamato dal sindaco, Vincenzo Leonardo Grispino: un giorno funesto che contagia i paesi limitrofi e si insinua tra i tornanti di queste colline.

La notte sulla Tiburtina, dove Francesca ha esalato il suo ultimo respiro, non è finita. È ancora qui, tra noi, nella memoria di chi la conosceva e la amava. Studentessa alla Sapienza, Francesca era una giovane promessa, una ragazza con un futuro brillante davanti a sé, con un bagaglio colmo di speranze e progetti. Aveva lasciato la sua Mandatoriccio per inseguire i suoi sogni nella capitale, ma quella stessa città che doveva essere il teatro della sua realizzazione si è trasformata nel palcoscenico del suo tragico epilogo.

Quel tratto di strada romana, ora intriso del dolore di una famiglia distrutta e di una comunità intera, è diventato il simbolo di un sogno spezzato. Francesca non è più nella casa dei suoi genitori, quella dove ogni angolo racconta la sua storia, ogni fotografia parla di lei; ora, in quella casa, c’è un silenzio assordante, interrotto solo dalle lacrime e dal ricordo della sua risata.

Centinaia di persone si sono strette attorno alla famiglia Mandarino, nel disperato tentativo di offrire conforto, di far sentire che Francesca non è sola, che il suo ricordo vivrà in ognuno di loro. Eppure, il gesto di accompagnarla nel suo ultimo viaggio stride con ciò che il destino sembrava le avesse riservato: una vita piena, luminosa, vibrante.

Mentre il feretro percorre le strade del paese, l’aria si fa più fredda: non è solo l’inverno alle porte a stringere Mandatoriccio in una morsa gelida; sono le lacrime di chi la conosceva, di chi non riesce a rassegnarsi ad una perdita così grande. Oggi, più che mai, Mandatoriccio è un paese unito nel dolore, nel ricordo di un angelo che continuerà a vivere nei cuori di chi l’ha amata. La comunità, che aveva visto Francesca crescere, giocare, imparare, si è fermata per dirle addio. I bambini si sono affacciati dalle finestre mentre gli anziani hanno stretto il rosario tra le mani. Ognuno ha trovato il proprio modo di salutare quella ragazza che aveva reso il paese un posto migliore.

Mandatoriccio oggi sembra un paese diverso. Il cielo, solitamente di un azzurro che parla di mare e di serenità, è grigio e pesante, quasi a riflettere l’umore dei suoi abitanti. “Francesca è tornata nella casa del Signore,” dicono in molti, ma questa frase, per quanto consolatoria, non riesce a placare la rabbia, l’ingiustizia, l’immenso dolore che la sua perdita ha lasciato.

Raccontare chi era Francesca Mandarino significa dipingere il ritratto di una ragazza straordinaria. Non era solo una studentessa modello, non solo una figlia ed una sorella amorevole, un’amica devota: era un concentrato di energia, di sogni, ambizioni che ispiravano chiunque le stesse accanto. Amava la vita con un’intensità rara e la affrontava con un sorriso che sembrava dire: “Io ce la farò, qualunque cosa accada.”

Francesca aveva scelto di frequentare la Sapienza perché sapeva che l’istruzione era la chiave per aprire le porte del futuro. Ogni esame superato, ogni ora passata a studiare era per lei un mattone di un castello fatto di speranze. Sognava di costruire una carriera che le permettesse di aiutare gli altri, di restituire al mondo una parte di quello che lei sentiva di aver ricevuto.

Chi la conosceva bene racconta di come amasse leggere, immergendosi in storie che le facevano sognare mondi nuovi. La sua passione per la cultura era contagiosa, così come il suo entusiasmo per la musica, che ha amato sin da bambina. “Francesca era un’anima pura, una di quelle persone che fanno la differenza nel mondo,” ha detto una sua compagna di corso, con la voce rotta dall’emozione.

Eppure, tutto questo è stato strappato via in quella maledetta notte sulla Tiburtina, una notte che sembrava come tante altre. Francesca stava tornando a casa dopo una lunga giornata, ma il destino aveva deciso diversamente. Il boato dell’incidente ha infranto il silenzio della notte romana ed insieme a quel rumore, si è infranta anche la sua vita e quella di chi la conosceva e l’amava.

Quella strada ora è intrisa di ricordi dolorosi. Le luci delle candele ed i fiori deposti sul luogo dell’incidente sono un grido silenzioso contro un’ingiustizia troppo grande da accettare. Francesca meritava altro: meritava di vivere, di invecchiare, di vedere i suoi sogni diventare realtà. Al suo posto, però, restano le domande, la rabbia ed un dolore che sembra non avere fine.

Ed ora, Mandatoriccio si trova a dover fare i conti con un’assenza insopportabile. Ogni strada, ogni angolo del paese, sembra ricordare Francesca: la chiesa dove pregava da bambina, la scuola dove aveva imparato a sognare, i campi dove giocava spensierata. Ogni volto porta con sé il riflesso del dolore e dell’incredulità.

Ogni sguardo è carico di lacrime, ogni parola sussurrata è un ricordo o una preghiera. “Non ci sono parole per confortare questo dolore,” ha detto il parroco, Don Maurizio, durante l’omelia “ma c’è una cosa che possiamo fare: tenere vivo il ricordo di Francesca, ed imparare dalla sua gioia di vivere. Siamo stati tutti dei privilegiati perché abbiamo avuto modo di conoscere la vita di un angelo!”

Il vuoto lasciato dalla sua perdita è immenso. La sua famiglia, i suoi amici, i suoi compagni di università, persino chi la conosceva solo di sfuggita, sentono un’assenza che è quasi tangibile.

Eppure, nel mezzo di questa tragedia, c’è qualcosa che resta: Francesca vive!

Vive nel cuore di chi l’ha amata, nei ricordi che ora diventano rifugio e conforto; vive nei racconti di chi l’ha conosciuta, negli abbracci che ora si danno le persone a Mandatoriccio, nella forza che la sua famiglia cerca di trovare per andare avanti; vive nei sogni che lei aveva! Vive nel coraggio e nella gioia che sapeva trasmettere ma anche in quella triste consapevolezza che la vita è fragile, che nulla è scontato!

La sua storia ci ricorda di amare, di sognare, di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Francesca lo faceva e forse, seguendo il suo esempio, possiamo onorarla nel modo migliore. Francesca Mandarino ha lasciato questo mondo troppo presto, ma il suo ricordo resterà. Ogni abbraccio condiviso tra i suoi cari porterà con sé un pezzo della sua anima, della sua luce.

E così, anche nei giorni più cupi, quando il cielo sembra un abisso capovolto che risucchia ogni speranza, carico di pianti ed urla che ci travolgono, quella stella ci ricorderà che nulla si perde davvero. Lei è lì, a brillare oltre il grigio, a ricordarci che l’amore supera ogni confine, persino quello tra terra e cielo. In quel sorriso che continua a splendere dall’alto, troviamo la forza di andare avanti, sapendo che, nonostante tutto, non siamo mai davvero soli!

 

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