DISASTRO AMBIENTALE A SCALA COELI: LE ACCUSE DELLA PROCURA DI CASTROVILLARI

La discarica nel Comune di Scala Coeli

Antonio Loiacono

Un inquietante scenario di presunti illeciti ambientali ed istituzionali emerge dal comunicato stampa (28/11/2024) della Procura della Repubblica di Castrovillari, che getta luce sui fatti relativi alla discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Scala Coeli. Secondo l’indagine, tuttora nella fase preliminare, un complesso sistema di violazioni avrebbe portato alla contaminazione dell’ambiente circostante, con gravi ripercussioni sul territorio e sulla sicurezza pubblica.

La Procura ha disposto il sequestro della discarica ed applicato misure cautelari nei confronti del direttore dei lavori e di un funzionario dell’ARPACAL, l’agenzia regionale per la protezione ambientale. Il direttore dei lavori, accusato di concorso nel reato di disastro ambientale, avrebbe concordato con i responsabili delle società coinvolte l’installazione di una tubazione non autorizzata. Questo condotto, lungo oltre 60 metri e collocato nella parte inferiore dell’invaso, avrebbe permesso al percolato — un liquido inquinante generato dai rifiuti — di fuoriuscire, violando gravemente le normative ambientali. Inoltre, il direttore avrebbe falsamente attestato la conformità dei lavori, aggravando così le violazioni.

Parallelamente, il funzionario dell’ARPACAL è accusato di rifiuto di atti d’ufficio. Durante un’ispezione nel gennaio 2023, pur avendo rilevato la presenza di percolato in quantità anomala (circa 40 cm sul fondo dell’invaso), non avrebbe redatto un verbale completo né segnalato le violazioni alle autorità competenti, come previsto dalla legge.

Le misure cautelari, tra cui la sospensione dall’attività professionale per il direttore dei lavori e l’interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio per il funzionario ARPACAL, sottolineano la gravità delle accuse. A queste si aggiungono i sospetti su altre figure coinvolte, tra cui amministratori delle società che gestiscono la discarica e che avrebbero contribuito all’installazione della tubazione irregolare.

Questo caso rappresenta un ennesimo campanello d’allarme sul fragile equilibrio tra sviluppo e sostenibilità. La presunta fuoriuscita di percolato, non adeguatamente gestita e monitorata, potrebbe avere conseguenze irreparabili per il suolo, le falde acquifere e gli ecosistemi circostanti. Scala Coeli diventa così un simbolo delle sfide che l’Italia deve affrontare per garantire il rispetto delle normative ambientali e la salvaguardia del territorio.

Va ribadito che, essendo ancora in corso le indagini preliminari, tutti gli indagati sono considerati innocenti fino a prova contraria. Sarà il procedimento giudiziario a stabilire la verità dei fatti e le eventuali responsabilità penali, in ossequio al principio costituzionale di presunzione d’innocenza.

Il caso di Scala Coeli non è solo una vicenda giudiziaria, ma anche un monito per l’intero sistema di controllo e gestione ambientale in Italia. L’auspicio è che le indagini possano fare chiarezza, restituendo al territorio le garanzie di tutela e prevenzione che sono alla base di uno sviluppo sostenibile.

Nel frattempo, occorre interrogarsi sull’efficacia degli organi di vigilanza e sulla necessità di strumenti più incisivi per evitare il ripetersi di simili disastri, ricordando che la tutela dell’ambiente non è solo un obbligo legale, ma un dovere etico nei confronti delle future generazioni.

 

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