Come la VODAFONE ha perso un cliente

Me n’ero accorto da qualche tempo: la velocità delle connessioni era precipitata quasi a zero. Aveva un bel bofonchiare, Bruce Willis, dai suoi spot, in mezzo agli italioti più o meno imbarazzanti (mai, comunque, quanto lui) che lo circondavano, per poi impadronirsi dell’I-phone del più vicino; e aveva un bel convincersi che la tigre, grazie a Vodafone, poi l’avrebbe sconfitta più in fretta: non riuscivo più a vedere un filmato, i tempi dei link erano diventati biblici.

E allora ho chiamato il 190. L’operatrice della quale, per sua fortuna, ho dimenticato il nome, con aria serafica mi ha detto che effettivamente, per colpa mia che ne abusavo e della Telecom non ho capito perché, la velocità della mia connessione era stata rallentata, e che ne avevo avuto comunicazione con la fattura di aprile, e che la cosa era prevista a livello contrattuale.

Mi confesso colpevole: quando mi arrivano le fatture mi limito a guardare il totale che mi sarà addebitato in conto corrente e a tutti gli sproloqui che ci allegano non ci bado più di tanto. Ma alzi la mano chi, fra i miei ventiquattro lettori, si comporta diversamente.

Mi scusi, ho chiesto all’operatrice: se vi siete accorti che abusavo della connessione, perché non mi avete avvisato prima, dicendomi, che so: “Caro Signor Festa, ci spiace doverle dire che lei sta troppo al computer e sottrae campo agli altri nostri clienti nella zona; siccome la Telecom ci dà poco spazio, per favore diminuisca l’uso della rete, o saremo costretti a rallentarle l’accesso”? Mi tempestate di SMS e telefonate di offerte, avreste anche potuto avvisarmi prima!

L’operatrice, manifestando un nervosismo sempre crescente, mi ha ripetuto che l’avviso l’avevo avuto in fattura; e io ho insistito: sì, ma solo dopo che già avevate deciso di limitare il mio accesso. A questo punto mi sono sentito dire: “Io sono solo un’addetta commerciale, io non c’entro”. Ho cominciato a imbufalirmi: “Lei, in questo momento, per quanto mi riguarda è la Vodafone, e mi deve dare risposte convincenti!”

Per tutta risposta la tipa mi ha sibilato un: “Lei ha il diritto di cambiare operatore”. E poco dopo mi ha mandato un SMS con le istruzioni per la restituzione del modem.

Sono rimasto basito. Si chiamava ancora Omnitel quando nel 1998, al ritorno da una trasferta di lavoro a Londra, in attesa della coincidenza per Ancona acquistai il mio primo telefonino, intrigato da due gentili operatrici all’aeroporto di Linate: sono dunque stato cliente della Vodafone per quasi vent’anni, prima col solo cellulare e poi anche col fisso e con l’ADSL.

Che cosa avrò mai fatto, mi sono chiesto, per indurre la Vodafone a decidere che di me ne aveva abbastanza? Ad ogni modo, visto che questo era il loro desiderio, non ci ho pensato due volte: ho subito contattato un altro operatore, italiano, anzi, italianissimo, ed ho avviato la procedura per andarmene: ero talmente furioso da essere disposto anche a spendere di più pur di abbandonare la Vodafone e le sue maleducatissime operatrici.

E invece ho perfino scoperto che col nuovo contratto avrei risparmiato intorno alla metà di quel che spendevo prima. E mi hanno assicurato che loro di  strozzature del servizio non ne praticano, anzi: hanno la fibra ottica!

Così siamo contenti tutti: io risparmio e presto avrò di nuovo una connessione decente e la Vodafone si è liberata di un cliente sgradito, che da loro ha avuto il torto di comperare tablet, telefoni e servizi per anni e anni.

Però un servizio a loro, a mia volta, devo renderlo: all’SMS che – ciliegina sulla torta – mi hanno mandato dopo la conversazione con la loro squisita operatrice, per chiedermi se ero soddisfatto dell’assistenza che avevo ricevuto, ho risposto che avrei dato alla cosa la pubblicità che meritava.

Come vedete, miei affezionati ventiquattro lettori, sto mantenendo la promessa.

 

Giuseppe Riccardo Festa

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