CILE ’73, NOZZE D’ORO CON LA MORTE DELLA DEMOCRAZIA

di MARCO TOCCAFONDI BARNI


La democrazia crolló quasi vent’anni prima del comunismo. Giá, se infatti ci si riferisce a quella sorta di glassa che si chiama ideologia e nella realtá ricopre interessi strategici e geopolitici, quasi due decenni prima del dicembre 1991, quando l’ Urss per l’ ultima volta ammainó la bandiera rossa sul Cremlino, ci fu un drammatico undici settembre, quello importante rispetto a quello sopravvalutato, pur con il suo tragico carico di migliaia di morti di quasi 30 anni piú tardi in New York. Ancora un martedí quando la Moneda venne semi distrutta e Salvador Allende ucciso (o fatto suicidare, poco importa) da una giunta militare guidata dal generale traditore Augusto Pinochet.

Fine narrazione – Sono passati 50 anni dalla fine della democrazia, dallo sciogliersi di quella glassa che fa inevitabilmente capire come se una grande potenza é geograficamente vicina e lo vuole, ebbene allora che siano i 3 piccoli baltici, per dirla con Agata Christie, con la Federazione russa oppure il Cile di Allende o ancora Cuba la veritá é che non puoi fare ció che vuoi e la democrazia é un racconto, una sorta di buona novella che si narra ai bambini;  forse utile a qualche ingenuo per illudersi di essere libero. Se ne ebbe prova in quel fatidico 11 settembre di cinquant’anni fa, quando un governo democratico di sinistra, socialista, ed eletto dagli stessi cileni alcuni anni prima venne fatto fuori alle prime luci dell’ alba in una mattina di fine autunno, siamo nell’ emisfero australe. Fine dei giochi dunque, democrazia e libertá di scelta 0, potere e atrocitá 1. Della serie, puoi anche raccontarti che sei libero, ma solo fino a quando te lo dico io. Per dirla con Giucas Casella.

Il contesto del golpe – Se si vuole davvero capire e soprattutto ricordare ció che accadde quel giorno in Cile, quando in Italia soltanto nel pomeriggio iniziarono ad arrivare le prime voci, i dispacci della varie agenzie di stampa da Buenos Aires, si deve partire da pochi anni prima, esattamente 3. E’ il 4 settembre del 1970 quando il candidato democristiano, Radomino Tomic, raccoglie il 27 ,8% del voti, mentre Allende di Unidad Popular lo supera nettamente con quasi 10 punti di distacco e attestandosi al 36,3%. La sinistra ce l’ha fatta, anche perché la destra di Alessandri si ferma al 34,9%. Inizia cosí una presidenza travagliata e che sará spesso boicottata in ogni modo e quindi chiarirá al mondo cosa sia la geopolitica e che un egemone  non puó mai tollerare, a patto non sia in linea con i propri interessi strategici come avviene per esempio oggi con Cuba e col suo governo che nulla dicono sulla base militare Usa di Guantanamo che permette agli Stati Uniti di continuare a controllare l’ isola caraibica come avviene fin dal 1898, qualcuno che sia anche vagamente sospettabile di stare dalla parte del nemico strategici. E all’occasione lo si elimina, narrazione o meno, democrazia o meno, elezioni o meno. Ed é proprio quel che accadde con Allende e il suo governo quell’ 11 settembre di mezzo secolo fa.

I contraccolpi in Italia – Il nostro paese fu senz’ altro quello piú coinvolto da quanto accade quel martedí intorno alla Moneda.Infatti, avendo l’ Italia il piu’ forte partito del cosiddetto mondo occidentale quei tragici fatti fecero immediatamente spaventare e non poco i politici nostrani. In primis il leader dei comunisti italiani, Enrico Berlinguer, diventato segretario del PCI da poco piú d un anno, che difatti propose il celebre “compromesso storico”ad Aldo Moro e alla Democrazia Cristiana, con i risultati che tutti quanti conosciamo.

Cile, che paese era e che paese é – E’ un Cile  che arriva diviso al tragico anniversario, come al solito. All’ epoca si scelse decisamente di umiliare un intero popolo che, per vivacitá e desiderio di sperimentare qualcosa di nuovo, si era imposto in tutto il continente unicamente per provare a contrastare, con un governo democraticamente eletto e socialista, quel tragico triangolo composto di democrazia sí , ma anche dalla tanta povertá prodotta dal capitalismo. I dati dell’ epoca, che portarono alla vittoria di Unidad Popular, parlavano chiaro allora e parlano chiaro oggi: meno del 10% della popolazione cilena aveva la piena disponibilitá del 60% del reddito nazionale complessivo e solo il 3% dei cileni possedeva quasi il 90% delle terre coltivabili. Contro Allende, oltre che ai sindacati gialli dei camionisti, si mossero anche le ricche donne disperate, che manifestarono perché non potevano piú far cucinare le torte alle loro domesticheper i loro figli, in quanto il governo Allende aveva deciso di concedere gratis il latte anche ai figli dei poveri. Questo era il Cile di quell’ epoca, mentre oggi, dopo una tremenda e come al solito fin troppo dimenticata repressione verso la fine del 2019, c’é un altro presidente di sinistra: il giovanissimo Gabriel Boric. Nella storia cilena é stato l’unico candidato ad arrivare secondo al primo turno, con il 25,82% dei consensi contro il 27,9% dei voti raccolti dal nostalgico della dittatura Kast, ma poi a guadagnare la Moneda al secondo. Insomma é ancora oggi progresso e tentativo di emanciparsi contro reazione e repressione in Cile, tuttavia quella glassa ideologica é tornata a coprire tutto e non é un caso,infatti, se il candidato di estrema destra, ammiratore di Pinochet, dopo le elezioni si é non soltanto affrettato a riconoscere la vittoria del suo giovane avversario, ma addirittura si é elegantemente recato al quartiere generale di Boric incassando cosí i complimenti del neo presidente cileno. Sí, é decisamente un altro mondo rispetto a 50 anni or sono: il nemico strategico di allora non esiste piú, oggi c’é una Cina completamente inserita nello schema a stelle e strisce rispetto all’ Urss e quindi la scenetta ipocrita della democrazia puo’ andare tranquillamente in scena.

Tuttavia nessuno veramente dimentica quella triste giornata di 50 anni fa, perché la democrazia sveló il suo vero volto gettando la maschera: una anticamera della dittatura.

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