Chi chiude e chi no (breve apologo tendenzioso e ammiccante)

Zio Giuseppe (Conte) mette a letto Attilio (Fontana) e Alberto (Cirio) e per farli stare buoni canta loro la ninna-nanna: “Quando c’è la pandemia, ia, ia, oh! / Non puoi andare dalla zia, ia, ia oh!…”

«Zio Giuseppe (Conte)» protestano Attilio (Fontana) e Alberto (Cirio): «perché noi dobbiamo stare a letto e Vincenzo (De Luca) no? Non è giusto!»

«Cosa vi preoccupa» chiede zio Giuseppe (Conte): «il fatto che poi il povero Vincenzo (De Luca) si ammala più gravemente e rischia troppo? Vi preoccupate per la sua salute, insomma?»

«Maddeché, zio Giuseppe (Conte)» risponde Attilio (Fontana) mettendosi la mascherina a rovescio: «A me della salute di Vincenzo (De Luca) non me ne potrebbe fregare di meno! È pure di un’altra parrocchia, figuriamoci».

«Anche a me di Vincenzo (De Luca) non me ne frega niente!» strilla Alberto (Cirio). «Lo sanno tutti che è uno sbruffone che fa finta di stare bene e invece sta male pure lui!»

«Ma no, Alberto» lo corregge zio Giuseppe: «Guarda che Vincenzo fa finta di stare male e invece sta bene. Almeno, questo dice oggi. Domani non si sa. Ma voi comunque state male, anzi, malissimo» dice poi zio Giuseppe (Conte) ai due discoletti. «Stando a letto per qualche giorno dovreste migliorare. Che Vincenzo (De Luca) stia a letto pure lui oppure no, per voi cosa cambia?»

«Cambia che mi preoccupa che non riesco ad andare agli apericena e la mia popolarità va al ribasso!» piagnucola Attilio (Fontana) «E ci rimetto anche dei soldini».

«Scusa, Attilio» dice a questo punto, un tantino esasperato, zio Giuseppe (Conte): «Ma non sei tu quello che invece delle mascherine ha comperato una specie di mutande di pizzo, doveva comperare le medicine ma ha perso un sacco di tempo, ha sbagliato farmacia, ancora non riesce a comperarle e per giunta ha fatto un casino fra appalti e donazioni di camici con sua sorella e suo cognato?»

«Ma no, quello è stato tutto un malinteso!»

«E non sei tu quello che ha i soldi in Svizzera condonati?»

«Che c’entra? Quelli sono i risparmi che mamma e papà mi hanno intestato a mia insaputa!»

«E non sei tu quello che quando sei stato meglio, quest’estate, hai pensato bene di risparmiare sulle medicine e adesso sei da capo a dodici?»

«Eh, ma allora ce l’hai con me!» protesta Attilio (Fontana).

«Senti, Attilio (Fontana)» conclude lo zio Giuseppe (Conte): «io già di idee ne ho poche e piuttosto confuse; ma tu invece di piagnucolare pensa che se standotene a letto perdi qualche cosa puoi dare la colpa a me, va bene?».

«Hai ragione, zio Giuseppe (Conte). Non ci avevo pensato».

«E Vincenzo? (De Luca)» chiede a questo punto Alberto (Cirio).

Attilio si rigira la mascherina, assicurandosi che gli copra bene la nuca, e ride: «Beh, pure lui, se starà peggio, darà la colpa a zio Giuseppe (Conte)».

Zio Giuseppe (Conte) sospira. «Governare questi discoli» mormora «Non è difficile: è inutile».

Morale della favola: in questo Paese c’è troppa gente che pensa alla popolarità (sua) invece che alla salute (di tutti).

Giuseppe Riccardo Festa

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