Paese è una parola, un contesto, che negli ultimi anni sta avendo per fortuna una sua seconda vita.
Ciò meraviglia abbastanza, come se il paese non rappresentasse il luogo dove per una vita ha vissuto buona parte della popolazione.
Il paese come comunità dopo gli anni cinquanta ha subito una forte desertificazione, al punto che in tanti non l’hanno più riconosciuto.
Si è assistito a una profonda trasformazione con la perdita di saperi, sapori e pratiche sociali.
Insomma, un gran peccato che andrebbe presto recuperato, al punto da ribaltare lo sguardo.
Il cambiamento è possibile. Occorrono nuovi e amorevoli orozzonti. Bisogna puntare al paese come luogo puro e incontaminato.
Anche Cariati dall’alto del suo potenziale dovrebbe pensare di incamminarsi lungo l’avvincente filone, puntando alle scoperte ambientali, paesaggistiche e culturali che non gli mancano.
Farsi accompagnare in questi percorsi, mettendo da parte rancori e separazioni pensando esclusivamente all’amore per Cariati e al suo futuro.
È tempo di avviare una rigenerazione, stabilendo un rapporto con il paesaggio e i luoghi della produzione, mettendo le persone al primo posto.
Cariati merita, quanto prima, che si avvi un confronto serio attorno a questo tema di grande interesse, con l’obiettivo di costruire una nuova comunità, rendendo fattivo il significativo legame tra passato e presente, tra tradizione e modernità.
Bando alla nostalgia. Serve dinamicità e intraprendenza e tanta, tanta passione e amore incondizionato per Cariati.
Nicola Campoli
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