CARIATI, CITTADELLA VESCOVILE GONZAGHESCA NELLA PRIMA META’ DEL  XVII SECOLO

L’importanza urbanistico-architettonica del nostro centro storico evidenziata in un recente saggio di C. Coscarella ed  I. Balestrieri , architetti e docenti universitarie di Storia dell’Architettura all’UNICAL e al Politecnico di Milano

di Franco Liguori, storico


Il recente smantellamento della deturpante impalcatura che ha nascosto per otto lunghi anni lo storico Palazzo vescovile della nostra città e la notizia- mi auguro veritiera- che presto inizieranno i lavori di restauro del fatiscente Campanile seicentesco, senza escludere la possibilità che un giorno si arrivi a metter mano seriamente anche al recupero e alla valorizzazione  dell’episcopio, ci spinge a tornare sul tema del nostro centro storico e della sua importanza sul piano urbanistico-architettonico.

Lo facciamo con un pizzico di ottimismo in più, motivato dalla pubblicazione di un recente studio sul complesso di edifici ecclesiastici la cui costruzione  risale alla prima metà del XVII secolo, più precisamente al periodo in cui a capo della Diocesi di Cariati (detta allora di Cerenzia-Cariati) c’era il vescovo mantovano Francesco Gonzaga, residente ed operativo nella sua sede dal 1633 al 1657. In quegli anni furono avviati i lavori per la costruzione del Palazzo Vescovile, del Palazzo del Seminario; fu restaurata la Cattedrale ed innalzato il Campanile, che adesso si vuole restaurare. Sono stati anni d’oro per l’arricchimento del patrimonio architettonico-ecclesiastico di Cariati, e quegli edifici, sia pure rimaneggiati  negli anni, sono giunti fino a noi e rappresentano “beni culturali” di rilevante importanza che fanno di Cariati una vera e propria “cittadella vescovile”, che ancora oggi rimane testimonianza  del mecenatismo di un vescovo appartenente ad una delle più prestigiose e potenti famiglie aristocratiche dell’Italia del Rinascimento.

I Gonzaga di Mantova. Francesco Gonzaga, vescovo di Cariati dal 1633 al 1657, era figlio naturale  del Duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga,  fu educato a Ferrara, alla corte degli Estensi e ed avviato alla vita religiosa. Suo padre Vincenzo lo riconobbe come figlio nel suo ultimo testamento, lasciandolo titolare di una discreta somma annua per il suo “sostentamento e mantenimento”. Studiò a Roma teologia, divenne sacerdote e vestì l’abito dell’Ordine dei Teatini. Il 21 febbraio 1633 fu eletto vescovo della Diocesi di Cerenzia-Cariati, e venne a risiedere a Cariati, dove rimase per 24 anni, fino al suo trasferimento alla sede di Nola (NA) ,avvenuto nel 1657. Morì a Nola nel 1673 ed è sepolto nella cattedrale della cittadina campana .Provenendo da un ambiente , quello di Mantova e di Ferrara, che erano state due capitali del Rinascimento italiano e del mecenatismo signorile di quell’epoca, il nostro vescovo sognava di poter emulare nella sua piccola  sede episcopale cariatese il fervore architettonico di quelle corti dell’Italia settentrionale. Ma quello di Cariati era un vescovado estremamente povero ; le entrate della mensa vescovile  erano veramente esigue o,meglio, “tenuissime”, come le definisce lo stesso vescovo in una lettera indirizzata al Duca di Mantova per chiedergli un soccorso economico. Eppure – a dispetto della mancanza di mezzi finanziari e della notevole povertà del contesto socio-economico diocesano– nei 24 anni di permanenza a Cariati “il rampollo di casa Gonzaga ebbe modo di attuare i suoi doveri episcopali, promuovendo, a partire dal 1635, la ristrutturazione della vetusta cattedrale e dell’annesso palazzo vescovile, e la costruzione dalle fondamenta del Seminario”, come scrivono nel loro saggio  I vescovi di casa Gonzaga e l’architettura. La committenza in Calabria tra XVI e XVII secolo Cristiana Coscarella ed Isabella Balestrieri, il cui contributo fa parte di una pubblicazione più ampia, dal titolo I Gonzaga fuori Mantova. Architettura, relazioni, potere, a cura di E. Garofalo ed F. Mattei (Libreria Editrice Viella, Roma, 2022).

Le autrici di questo importante saggio sono entrambe architetti e docenti universitarie di Storia dell’Architettura, la prima (Coscarella) all’Università della Calabria e la seconda (Balestrieri) al Politecnico di Milano. Chi scrive ha avuto l’opportunità di conoscere e di relazionarsi con la studiosa e ricercatrice dell’UNICAL, Cristiana Coscarella,facendole da guida nella sua visita a Cariati e fornendole il suo contributo come conoscitore dei beni architettonici e storici del paese. Il saggio evidenzia in modo netto e chiaro la notevole e lungimirante attività svolta in ambito edilizio-ecclesiastico dal vescovo Gonzaga. “E’ a Francesco Gonzaga” – vi si legge – “che va interamente ascritta l’iniziativa del restauro del complesso vescovile di Cariati, sia per quanto riguarda la struttura della cattedrale che per l’abitazione dei presuli, avendo egli preferito risiedere stabilmente nel piccolo borgo sul mare piuttosto che nell’antica ma scomoda sede di Cerenzia”. “Già due anni dopo il suo arrivo in Calabria, nel triennale resoconto inviato a Roma, il giovane vescovo dichiarava orgogliosamente di aver provveduto alle necessità di entrambe le sedi. A Cariati aveva promosso il rifacimento del pulpito e dell’altare maggiore della cattedrale (…) ma soprattutto dava conto della sua principale iniziativa edilizia che si legava alla sistemazione della dimora che egli stesso avrebbe abitato per diversi anni in Cariati”, leggiamo ancora nel saggio di Coscarella e Balestrieri, in cui si parla di “un ambizioso progetto gonzaghesco di riorganizzazione della vasta diocesi  (…),che aveva come punti salienti la costruzione di un nuovo Palatium  Episcopalis e la fondazione del seminario dei chierici all’interno del borgo di Cariati”. Entrambi gli edifici, il palazzo vescovile e l’edificio destinato ad ospitare il Seminario, saranno realizzati nel corso dell’ultraventennale presenza del vescovo Gonzaga a Cariati. Sulle due realizzazioni architettoniche  “impostate sotto la committenza gonzaghesca”, il saggio  di Coscarella e Balestrieri si sofferma ampiamente, illustrandone gli aspetti tecnico-costruttivi ed architettonici ; riportiamo  qui di seguito qualche stralcio della descrizione dei due edifici.

Il Palazzo vescovile : “Un blocco parallelepipedo che si innalza su due piani fuori terra, con i corpi di fabbrica che si articolano intorno a una piccola corte centrale, e uno scalone monumentale in pietra che collega verticalmente i due livelli. Al piano superiore si trova l’appartamento del vescovo , con ampie stanze poste le une dentro le altre, e un vasto salone di ricevimento situato in posizione angolare(…).La facciata principale del palazzo, che si affaccia sul corso e su un piccolo slargo antistante, presenta come unico elemento di rilievo un portale d’accesso archi voltato, che introduce al vasto androne d’ingresso, completato da una rosta metallica con le iniziali del vescovo Giuseppe Barillari. Il fronte è scandito da una serie di aperture di dimensioni differenti, tra cui cinque balconi, che sono il risultato delle successive manipolazioni intervenute sull’edificio”.

Il palazzo del Seminario :

Il nome del vescovo Gonzaga rimane legato principalmente alla fondazione in Cariati del Seminario  Vescovile e alla costruzione del suo edificio. Istituito per dare attuazione ai decreti del Concilio di Trento, a distanza di due anni dall’insediamento del Gonzaga in città, “l’edificio destinato ad ospitare il seminario  fu costruito sfruttando l’antico circuito murario, di cui ingloba anche una delle antiche torri (il cosiddetto Torrione del Seminario). L’accesso alla struttura avviene dall’interno del borgo, attraverso un palazzotto situato lungo la via principale, nelle immediate vicinanze della porta urbica oggi denominata Porta Pia o Ponte Nuovo. Posto in aderenza alle fortificazioni e collegato a queste trasversalmente, il corpo di fabbrica si articola su tre piani fuori terra, con vari locali, un piccolo cortiletto e una comoda scala di collegamento. Il portale è ancora oggi sormontato da uno stemma in pietra dei Gonzaga di Mantova (…).  Restaurato ed ampliato già a partire dalla metà del XVIII secolo, l’edificio subì ulteriori modifiche nel corso dell’Ottocento e del Novecento, fino ad arrivare alla completa trasformazione interna avvenuta all’inizio di questo millennio per adattare la struttura a “ostello dei pellegrini”. Il Seminario vescovile è rimasto attivo fino ai primi anni Settanta del ‘900”.

Il Campanile della cattedrale

Al nome del vescovo Gonzaga rimane legata, infine, anche la costruzione, nel 1649, della torre campanaria della Cattedrale (il Campanile), a pianta quadrata, sulla quale sarà innalzata, agli inizi dell’Ottocento (al tempo del vescovo Serao ), una cupola in muratura sul cui tamburo sono presenti delle piccole maschere apotropaiche. Da molti anni il Campanile versa in uno stato di grande degrado ed ormai è diventato improcrastinabile un intervento per il suo recupero  e la sua valorizzazione.

Beni architettonici e rivitalizzazione del centro storico

Come si può vedere da quanto sopra detto e riportato, è indubitabile che il saggio delle due autorevoli studiose e ricercatrici universitarie è venuto a ribadire ancora una volta, caso mai ce ne fosse bisogno, che il centro storico di Cariati, il suo borgo recinto da mura medievali e ricco, al suo interno, di importanti testimonianze architettoniche, come la Cattedrale, il Palazzo Vescovile ed il Seminario, rappresentano la maggiore “risorsa” della nostra cittadina, della nostra comunità, che, potrebbe trarre da questo patrimonio di beni culturali, occasione di crescita e di sviluppo, sempre che i suoi amministratori , in sinergia con la Chiesa diocesana, puntassero con forza e determinazione sul recupero e la valorizzazione dei nostri beni architettonici, tra cui, principalmente,  il Palazzo Vescovile. Se si riuscisse a restaurarlo in maniera completa, esso potrebbe diventare un “polo culturale” dell’ambito ecclesiastico, ospitando una esposizione permanente dei non pochi cimeli (calici, paramenti sacri, ex voto, statue, ritratti e dipinti dei vescovi, ed altro ancora) della ex Diocesi di Cariati (1437-1979).  Il palazzo restaurato, che sarebbe bello rinominare Palazzo Gonzaga, ospiterebbe nei suoi locali, la Biblioteca e l’Archivio Vescovile, già esistenti, attivati negli anni 80/90 del secolo scorso, ma da anni inaccessibili. Lo storico edificio che fu dimora per più secoli dei nostri vescovi,in cui furono ospitati personaggi importanti, come i re Carlo di Borbone, Ferdinando II, il principe Umberto di Savoia, il cardinale Ruffo, il cardinale Angelo Roncalli (futuro Papa Giovanni XXIII), diventerebbe lo “scrigno” delle memorie storiche legate alla sede vescovile di Cariati e luogo ideale in cui ospitare manifestazioni e incontri ecclesiastici e culturali, per tutto il territorio dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati. E, poi, non dimentichiamo che, a pochi passi dal palazzo vescovile, c’è il Palazzo Chiriaci, un tempo Asilo Infantile ed oggi sede del Museo (in fase di allestimento) della Civiltà contadina e marinara. Le due strutture, agendo sinergicamente e collaborando tra loro, potrebbero veramente animare il centro storico e renderlo attrattivo e frequentato non solo nella stagione estiva, ma tutto l’anno, con vantaggio delle piccole attività turistico-imprenditoriali  che vi sono sorte negli ultimi anni.

Ci auguriamo che tutto questo non sia  soltanto un nostro “sogno”, ma un progetto che qualcuno voglia far suo e portarlo presto a realizzazione !  E’ possibile!   E’ già accaduto in altri piccoli centri della Calabria, che, da modesti borghi rurali periferici, sono diventati, grazie all’opera di “amministratori illuminati”, vere e proprie “eccellenze” del turismo culturale, paesaggistico ed enogastronomico della Calabria, entrando nella ristretta rosa dei “borghi più belli d’Italia”. Pensiamo a Santa Severina, Altomonte, Morano Calabro, Gerace…Perché non potrebbe accadere la stessa cosa anche a Cariati ?

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Nota

Le foto che corredano l’articolo sono dell’autore Franco Liguori e provengono dal suo archivio fotografico di immagini di Cariati nel tempo.

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