
Non conosco chi sia stato il primo cariatese a trasferirsi nel capoluogo emiliano e dintorni, ma ho capito che la comunità locale annovera da tempo forti radici a Bologna e giù di lì.
Ogni anno ne prendo sempre più consapevolezza confrontandomi con gli amici e amiche cariatesi che mi raccontano la vita passata e presente delle loro famiglie. Storie di sacrifici ma anche di tanti lusinghieri risultati.
Se da un lato vengo a conoscenza a malincuore di svariate circostanze, per le noti e preoccupanti ragioni alla base del forte spopolamento che interessa la Regione Calabria e in particolare Cariati, dall’altro provo un pizzico di fierezza solo a pensare quanto i cariatesi contribuiscano alla crescita economica e sociale di Bologna e zone limitrofe.
Ormai si fanno i conti con una emigrazione che è cambiata rispetto agli anni passati. Parliamo, infatti, di tanti giovani cariatesi cresciuti nel mondo delle professioni e dell’imprenditoria che danno lustro al Paese. Un capitale sociale di forte valore umano e professionale, radicato nella città delle due torri che si fa tanto valere, mai dimenticando le sue ricche origini.
La circostanza mi fa riflettere. Insomma, il potenziale di esperienza e la rete di relazioni di tanti cariatesi a Bologna, come altrove, rappresenta un patrimonio da sensibilizzare per favorire una crescita economica, sociale e civica di Cariati.
D’altronde, sarebbe molto importante quantificare i numeri di tale presenza e imbastire un protocollo di socialità tra l’amministrazione comunale di Bologna, prossima al cambio del Primo cittadino, e la stessa Cariati.
Ciò andrebbe nel solco di rafforzare e inorgoglire in terra emiliana i cariatesi che ormai risiedono stabilmente a Bologna. Rafforzare quella rete di relazioni che non può che portare valore aggiunto e alimentare il senso di identità. Un gesto semplice, ma che solidifica il legame tra le due comunità, da prendere a prestito per tante altre simili circostanze.
Per iniziare, potrà sembrare anche un po’ ingeneroso per la significativa portata del fenomeno, ma alimenterei il già presente gruppo “cariatesi a Bologna” sul social che va per la maggiore, iniziando così a contarsi e confrontarsi. Male non farebbe. Piccole idee per dare lustro a Cariati e il ruolo che merita nel panorama generale.
Nicola Campoli
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