Caputo e gli altri: i peggiori amministratori della nostra vita.

L’intervento del consigliere Caputo in occasione del convegno elettorale pro-se stesso, voleva di certo colpire l’organismo dei cittadini di questo territorio e devo ammettere che, almeno con me, c’è riuscito in pieno soprattutto dalle parti dello stomaco. È evidente che la lotta interna nella destra locale e nazionale sia ormai paragonabile ad un circo, ma il tentativo di rifarsi il trucco da parte di Caputo, abbondando col fondotinta dello scarica barile, ci consegna il pieno fallimento di questa classe dirigente di cui proprio Caputo è il capostipite indiscusso, ed il fallimento sta nel merito delle cose fatte e dette. I quattro anni di poltrona del “nostro” consigliere sono corrisposti a quattro anni di scippi terrificanti del nostro territorio, evidente conseguenza dell’incapacità di difenderlo e valorizzarlo. Tutto questo nonostante al governo nazionale si siano succeduti governi che, a parte l’ultimo mese, avevano nel partito di Caputo il proprio asse portante dell’intera maggioranza. Non può non dare soddisfazione il fatto che il consigliere si sia accorto finalmente del disastro che rappresenta il piano di rientro sanitario, peccato solo per l’epocale ritardo. Era lo stesso Caputo, infatti, che il 18 ottobre 2012 affermava che “alla luce dei dati emerge in tutta evidenza una fotografia dell’ospedale di Rossano diversa dalle descrizioni catastrofiste diffuse” e che “è stato alimentato un inconcludente allarmismo nella gente” e ancora che “il presidio di Rossano non chiude ma diventa Ospedale delle eccellenze e delle specialità”. Alla faccia dell’inconcludente allarmismo. Anche sui rifiuti il consigliere fa bene a criticare Scopelliti e Pugliano, peccato che lo faccia rispolverando la storica linea con cui ha amministrato in città ed in regione trascinandoci, insieme a tutta la Calabria, direttamente nel medioevo. La regione Calabria non ha sbagliato nel non trovare un’alternativa alla discarica di Pianopoli, cioè un’altra fossa dove gettare rifiuti e milioni di euro di soldi pubblici, ma nel non fare nulla di nulla, niente, zero per la raccolta differenziata. Probabilmente anche per Caputo questo è un problema culturale, cioè ritiene i Rossanesi ed i calabresi troppo ignoranti per fare la differenziata. Io sono da tempo convinto, e vado dicendo in ogni città, che sia la classe politica troppo ignorante per avviare la differenziata, i cittadini invece non aspettano altro. E che dire sui trasporti? Durante questi quattro anni sarebbe bastato un mediocre funzionario per imbastire un sacrosanto progetto di raddoppio ed elettrificazione della linea ferroviaria ionica accalappiando le tonnellate di finanziamenti comunitari che, invece, sono stati spesi altrove o, addirittura, non sono stati spesi: una tragica, dolorosa barzelletta. E ancora la depurazione, il dissesto idrogeologico, i lavoratori socialmente utili, i servizi sociali, il tribunale. La classe dirigente rossanese degli ultimi vent’anni è come un bambino trovato con le mani ed il viso sporco di cioccolata che ti guarda sfacciatamente e ti dice “non sono stato io”. Sono anni che sentiamo dire che tutti i disastri di questa amministrazione comunale e regionale sono stati causati dalle amministrazioni precedenti, la stessa cosa, del resto, che dicevano le amministrazioni precedenti. Ora, con una fantastica piroetta, Caputo vorrebbe addirittura farci credere che la colpa non solo non è sua, ma non è neanche soltanto di quelli che c’erano prima: è colpa anche dei suoi alleati cattivi, cioè quelli che non sono confluiti nel suo nuovo partito. Nel frattempo la cioccolata è finita. Questa non è neanche una classe politica, è una schiatta regnante che ha vinto sempre e solo per mancanza di alternative, la cui rozza attività rappresenta l’arma più formidabile in mano all’antipolitica ed al populismo. Quello che stiamo facendo con tanti altri cittadini, quello che è necessario, è costruire un polo del cambiamento che abbia le radici nella nostra terra e che risponda direttamente alle esigenze delle nostre comunità, grazie al quale spero riusciremo a liberare dall’afflizione tutti coloro che, come Caputo, si sono trovati a vivere un’esperienza tanto deprimente come quella di essere consigliere regionale. Nel frattempo, se il fardello di un tale incarico dovesse risultare troppo gravoso, ricordo a me stesso ed a tutti che i consiglieri regionali hanno avuto ed hanno ancora la facoltà di dimettersi in qualsiasi momento. Flavio Stasi

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