Alan, Melania e Matteo: chi predica bene dovrebbe razzolare meglio.

Alan Friedman l’ha fatta grossa: associandosi al malcostume corrente, che impone agli ospiti dei programmi televisivi di dire quello che pensano senza prima pensare a quello che dicono, si è riferito a Melania Trump, la ex first-lady degli USA, definendola “una escort”.

È uno strano destino, in Italia, quello delle parole: per non offendere gli interessati con definizioni che, chissà perché, si è deciso che non sono corrette, succede spesso che si inventino eufemismi sul tipo di operatore ecologico al posto di spazzino, personale non docente invece di bidello, non udente/vedente per sostituire sordo/cieco, o diversamente abile in luogo di portatore di handicap che a sua volta aveva rimpiazzato minorato, eccetera.

Lo stesso destino ha subito il termine escort, che in origine definiva eleganti e avvenenti signore ingaggiate da potenti ma solitari manager per fare da ornamento al loro fianco durante ricevimenti ed eventi importanti ma poi è scivolato verso il basso fino a diventare, appunto, un eufemismo che sostituisce i termini prostituta, lucciola, passeggiatrice, mignotta, zoccola, troia, eccetera. Puttana, insomma: noi maschi siamo bravissimi a inventare termini insultanti per definire queste donne, anche se sotto sotto tanti di noi vorrebbero frequentarle e tanti, in effetti, le insultano di giorno ma le frequentano di notte, come il vecchio professore della Città vecchia di Fabrizio De Andrè.

Non so e non mi interessa sapere se Friedman si riferisse al significato originario del termine o a quello attuale, che ha smesso di essere un eufemismo per diventare un marchio d’infamia: lui vive in Italia e dunque avrebbe dovuto rendersi conto del greve significato offensivo che esso ha ormai assunto nel nostro Paese. Dunque male ha fatto a lasciarselo sfuggire e bene ha fatto a chiedere scusa.

Lascia però basiti il coro indignato che dalla destra politica italiana si è levato per condannare le sue parole, coro guidato dalla voce di Matteo Salvini che, tutti lo ricordiamo, dal palco di un suo comizio paragonò la Signora Laura Boldrini a una bambola gonfiabile e più volte, dai suoi tweet, offrì al pubblico dei suoi seguaci le immagini di ragazze colpevoli di averlo contestato, provocando bordate di insulti velenosi, sessisti e violenti contro di loro da cui mai si prese la briga di dissociarsi; né mai chiese scusa alla Signora Boldrini.

Il senatore Salvini si vanta di essere un buon cristiano e per dimostrarlo bacia sovente crocifissi, sgrana rosari e sventola vangeli. Forse sarebbe il caso – mi permetto sommessamente di suggerirglielo – che, oltre a sventolarli, quei libri ogni tanto si prendesse anche la pena di leggerli: c’è un versetto in particolare, il numero 7 del capitolo 8 del vangelo di Giovanni, che meriterebbe la sua attenzione.

È quello che recita: Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra.

Non aggiungo altro: non ce n’è bisogno.

Giuseppe Riccardo Festa

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