Vatti a fidare dei sondaggi

Sono abbastanza vecchio da ricordarmi di quando alla TV, il sabato sera, c’era Canzonissima, una popolarissima gara fra cantanti abbinata alla Lotteria Italia: compravi il biglietto e ti davano la cartolina per votare il tuo cantante preferito. Ricordo anche che tutti paragonavano Orietta Berti alla Democrazia Cristiana perché, dicevano, nessuno la vota però vince sempre. Già allora i sondaggi, evidentemente, lasciavano un po’ il tempo che trovavano, perché ammettere che si votava la Berti – o la DC – significava ammettere di essere un pelino retrogradi, e allora succedeva che gli intervistati dicevano una cosa ma poi, nel segreto dell’urna o riempiendo la cartolina, ne facevano un’altra.

Ma era l’Italia degli anni ’70 del secolo scorso; nessuno avrebbe mai pensato che la stessa sindrome si sarebbe diffusa tanto da rendere del tutto inattendibili i sondaggi ovunque: è successo con la Brexit in Gran Bretagna, dove tutti davano per vincente il “remain”, ed è successo stanotte negli USA dove, sconvolgendo tutti i pronostici – e non solo quelli ma anche mercati, cancellerie e scenari – Donald Trump ha dominato le elezioni guadagnandosi la carica di quarantacinquesimo presidente.

Trump aveva contro tutti, dai giornali alle TV a star di Hollywood e del pop come Robert De Niro, Bruce Springsteen, Madonna e Lady Gaga. Col senno di poi possiamo dire che ha vinto non “nonostante” ma proprio “a causa” di questo schieramento di avversari. I dati, infatti, dicono che Clinton ha vinto, ovunque, nelle grandi città, da New York a Miami a Chicago a Los Angeles, ma Trump l’ha stracciata nell’entroterra e nei suburbi dei ceti impoveriti, là dove la gente non legge libri e giornali, non crede agli intellettuali e non segue i dibattiti televisivi, o se li segue preferisce ascoltare gli slogan di facile presa e non le noiose e faticose analisi degli esperti e degli intellettuali: esattamente quello che è successo nel Regno Unito con la Brexit.

Proprio come chi, da noi, diceva di ascoltare De Andrè e De Gregori ma poi a Canzonissima votava per la Berti, ai sondaggisti molti si sono vergognati di confessare di votare con la pancia e di dare retta al messaggio di facile impatto; e chissenefrega dei fatti, che parlano di un Trump bugiardo, volgare, ignorante, bancarottiere, razzista, sessista e chi più ne ha più ne metta. La gente, oggi come oggi – spaventata, sfiduciata, rancorosa, insicura, impoverita e, diciamolo pure, molto incazzata – è ai discorsi del Trump di turno che vuole dare ascolto, e non solo negli USA: questo spiega la popolarità degli Erdogan, delle Le Pen, dei Farage, degli Orban, dei Duterte e via elencando.

Unica consolazione: chi rideva di noi italiani pensando che ci siamo fatti governare da uno come Berlusconi, d’ora in poi farà meglio a stare zitto. Berlusconi, paragonato a Trump, sul piano morale è un boy scout e su quello politico è uno statista.

È una magra consolazione, lo so. Ma purtroppo non mi riesce di pensare a niente di meglio.

Giuseppe Riccardo Festa

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