
La chiusura della linea ferroviaria Jonica tra Sibari e Crotone, avvenuta il 16 settembre 2024 e destinata a rimanere tale per un periodo indefinito, è l’ennesima dimostrazione del fallimento delle politiche infrastrutturali nel Sud Italia. Una chiusura che doveva durare pochi mesi, ma che adesso, secondo le ultime notizie, non vedrà la riapertura prima di giugno 2025, senza alcuna certezza.
La conferma ufficiale della proroga per la riapertura della tratta ferroviaria Sibari-Crotone rappresenta l’ennesima delusione per i cittadini ed i pendolari della costa jonica. Nonostante mesi di attesa e promesse istituzionali, la situazione rimane bloccata, lasciando migliaia di persone senza un collegamento ferroviario essenziale. Questo ritardo non è solo un problema logistico, ma una dimostrazione tangibile di come il diritto alla mobilità nel Sud Italia venga spesso ignorato.
Il cosiddetto “diritto alla mobilità” non trova un riscontro giuridico esplicito, ma rappresenta un concetto cardine nelle politiche di trasporto e protezione ambientale. Se un tempo la viabilità era pensata in termini di sicurezza e scorrimento del traffico, oggi la mobilità deve essere vista come un bisogno primario per il cittadino, alla pari del diritto alla salute e all’istruzione. Tuttavia, le politiche nazionali e regionali sembrano ignorarlo completamente, penalizzando intere comunità.
Il sindaco di Campana, Agostino Chiarello e l’Associazione “Le Lampare BJC” di Cariati alzano la voce contro questa situazione surreale: da settembre ad oggi, nessun lavoro effettivo è stato avviato lungo il binario Sibari-Crotone, lasciando pendolari e cittadini ostaggio di promesse vuote e continui rinvii. Un’intera area geografica privata della possibilità di muoversi liberamente per lavorare, studiare, curarsi. Una condizione inaccettabile, che si somma alla mancata messa in sicurezza della SS 106 ed allo svincolo di Tarsia, fermi nel limbo dell’immobilismo istituzionale.
Sembra quasi una beffa della storia: da Maria Teresa d’Austria ai Borboni; un regresso nella qualità delle infrastrutture e nella gestione del territorio anche se, nel periodo borbonico, il Sud Italia vantava una delle prime linee ferroviarie d’Europa, oggi la situazione appare drammaticamente capovolta. Dove un tempo si costruivano collegamenti, oggi si smantellano, lasciando le popolazioni locali senza alternative di trasporto efficienti. Il risultato? Un arretramento infrastrutturale che penalizza lo sviluppo economico e sociale della regione.
L’Associazione Pendolari Ionici (APJ), con la sua delegata Luciana Errico, continua a battersi per il ripristino della tratta, ma si scontra con un muro di silenzio istituzionale. Le comunità locali, nel frattempo, si chiedono fino a quando dovranno accettare passivamente questa condizione, mentre nel resto d’Italia si investe massicciamente in alta velocità e infrastrutture moderne. invece di progredire nel tempo con migliori trasporti e servizi, il Sud Italia stia sperimentando una fase di isolamento e disinvestimento infrastrutturale, quasi come se si tornasse a una gestione meno efficiente e più arretrata.
E nel mentre assistiamo, inermi, alla progressiva cancellazione delle opportunità di crescita, alla condizione di “understatement” da parte di un governo nazionale che concentra gli investimenti in altre aree; dopo anni di promesse e piani faraonici mai realizzati, si continua a vivere tra cantieri fantasma ed annunci roboanti che non trovano riscontro nella realtà.
È ora che le comunità locali facciano sentire la loro voce in modo compatto e deciso. Non possiamo permettere che interi territori vengano tagliati fuori dalla rete dei trasporti, condannando i cittadini all’isolamento ed alla rassegnazione. La mobilità è un diritto, e non possiamo accettare che venga trattato come un lusso.
Le parole non bastano più: servono azioni concrete. Il Sud non merita di tornare indietro nel tempo, ma di avanzare verso un futuro degno delle sue potenzialità. Servono risposte concrete e tempi certi, perché una comunità senza trasporti adeguati è una comunità destinata all’isolamento e al declino.
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