LUPI: TUTTO E’ PERDUTO. SOPRATTUTTO L’ONORE

Fra uno scandalo e l’’altro, fra un ladrocinio, una bustarella, uno scambio di favori e l’’altro; con ritardi incomprensibili nella procedura di approvazione della sospirata legge sulla corruzione, pure uno spiraglio di luce -– niente di che: una candela in fondo a un pozzo, ma comunque meglio di niente -– attenua debolmente l’’oscurità tetra nella quale si muovono tanti affari e troppi personaggi pubblici in questo povero Paese.

Il ministro Lupi, alla fine, ha dovuto dimettersi perché certi suoi comportamenti, per quanto non fossero penalmente rilevanti, erano comunque politicamente e moralmente scandalosi. Avrebbe potuto uscirne in modo almeno dignitoso, se le dimissioni le avesse presentate un minuto dopo la pubblicazione di quelle intercettazioni, ma ha scelto invece il modo più miserando, aggiungendo squallore a squallore. Se ne va, letteralmente, perché si è visto scaricare da Renzi, dal PD, dai colleghi di governo e perfino dal suo partito, a dispetto dell’’illusione, che coltivava, di essere invece in una botte di ferro.

Insomma, questo rappresentante del cattolicesimo conservatore, esponente di CL di altissimo (si fa per dire) piano, non se ne va perché consapevole della necessità che un ministro della Repubblica deve essere al di sopra di ogni sospetto. Se ne va perché si è preso una bella raffica di calci nel sedere, sommando così figuraccia a figuraccia. Speriamo che il prossimo impari la lezione, e quando toccherà a lui si comporti in modo più dignitoso.

Perché ci potete scommettere la camicia: non ci vorrà neanche tanto, prima che tocchi al prossimo.

Giuseppe Riccardo Festa

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