Staccare la spina e rinascere dalle ceneri conviene alla città.

Leonardo Trento, assessore provinciale e consigliere comunale, è un politico di razza, il leader indiscusso di quel che resta del Partito Socialista cosentino. Capace di muoversi con passo felpato nella giungla della politica, di cui conosce perfettamente i tempi, egli non disdegna, quando è necessario, l’uso del machete, che adopera con abilità non solo quando bisogna districarsi tra liane e grovigli di arbusti, ma anche, all’occorrenza, per tagliare teste. La prossima, metaforica decapitazione potrebbe essere quella del sindaco socialista Filippo Giovanni Sero, a parere della maggioranza dei “compagni” giunto al capolinea. Trento ad ogni tornata elettorale raccoglie consensi plebiscitari, ed è dunque naturale che sia lui il membro più autorevole di Palazzo Venneri, la sede della municipalità cariatese. E di questa maggioranza, oltre al dolce (poco), egli ha ingoiato anche l’amaro (tanto). Intuitivo e lungimirante, per certi versi geniale, ha compreso che il governo locale è al tappeto, steso da una crisi epocale e generalizzata della quale non ha nemmeno provato a parare i poderosi uppercut. E ne è talmente convinto da star meditando seriamente la fine di questo impianto amministrativo che, in fin dei conti, è opera sua. Come dire: “Io ti ho creato ed io ti distruggo”. Forse il Trento, per eccesso di fiducia in quella che credeva potesse essere la migliore delle giunte civiche, si è distratto un attimo, preso dai gravosi impegni in Provincia, ma un fatto è chiarissimo: a lui basterebbe una parola ed il sistema imploderebbe. Eppure, prudente e magnanimo com’è, sta tentando in tutti i modi di offrire al sindaco una dignitosa ed onorevole resa di cui, tuttavia, vuole condividere la paternità col gruppo dirigente del partito. Ecco perché nel partito c’è fermento. Le riunioni si susseguono a ritmo quotidiano e la posizione comune, secondo quanto apprendiamo da fonti autorevolissime e dirette, sarebbe quella di procedere con l’eutanasia. In fondo, staccare la spina e rinascere dalle ceneri conviene alla città (grattato il fondo non si può che risalire) e conviene, soprattutto, a Leonardo Trento (che si ergerebbe a “salvatore della Patria”) e alle sue future fortune politiche Leonardo Trento, nei tanti, troppi momenti di massima crisi, è stato sempre lo strenuo difensore delle marachelle di Filippo Giovanni Sero e dell’entourage di questi, agendo come il buon padre di famiglia che in piazza assolve i suoi pargoli e poi li ammonisce severamente in casa. Ora le strigliate non servono più: Trento ha troppa esperienza per non sapere che se i panni sporchi si lavano in famiglia, a volte tocca stenderli ad asciugare alla luce del sole.

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