Spari, sussurri e grida

Sembra la gara a chi sbaglia di più.

Due agenti di polizia, dalle parti di Milano, incappano per caso nel terrorista che a Berlino ha investito il mercatino di Natale uccidendo diciotto persone. Lui spara e ne ferisce uno, loro sparano a loro volta e lo uccidono. Parte la gara dei mirallegro, come direbbe Giovanni Verga. I due agenti sono promossi eroi sul campo, i loro nomi e le loro facce indicati al pubblico plauso su tutti i media.

Un momento: i loro nomi e le loro facce? Ma stiamo scherzando? E la loro sicurezza? Dietrofront tardivo del ministero dell’Interno, che oscura col debito ritardo l’improvvida pubblicità erogata a quei due ragazzi, uno dei quali, fra l’altro, è poliziotto con contratto a termine, non so se CO.CO.CO. o CO.CO.PRO o che altro (tu quoque, ministeri mi?)

L’inno di lode ai bravi ed eroici ragazzi diventa una mezza stecca quando si scopre che il profilo Facebook di uno dei due – quello ferito – è pieno di insulti a islamici, meridionali, napoletani e arabi, di lodi al nazismo e a Hitler e di apprezzamenti non esattamente elogiativi nei confronti di Cecile Kyenge e Laura Boldrini. Il ministero, sempre col dovuto ritardo, pensa bene di oscurare quel profilo facebook.

Una consigliera comunale di Biella, già candidata sindaco, della quale non cito l’appartenenza politica (poco importa, in questi casi), commentando la morte del terrorista dice (giustamente) che non è il caso di gioire ma parla (molto stupidamente) di omicidio. D’accordo che mai si deve gioire della morte di qualcuno, fosse anche il più immondo dei criminali; ma mai, nemmeno, si deve parlare di “omicidio”, che vale “assassinio”, se chi uccide sta difendendosi la pelle. Parte così il putiferio pro o contro le sue dichiarazioni.

La Germania, che subito dopo la strage ha preso un immigrato a caso, un pakistano, mentre il vero colpevole registrava tranquillamente il suo farneticante testamento spirituale e poi faceva indisturbato il giro di mezza Europa, ha ringraziato l’Italia che, per una volta, si è dimostrata più efficace ed efficiente non solo di lei ma anche di Svizzera (!) e Francia.

Orgoglioso di questo exploit, e con una dimostrazione di cattivo gusto degna della sua testata, il quotidiano “Libero” titola a tutta pagina “Italia 1 – Germania 0”, quasi che la lotta al terrorismo fosse una gara a chi è più bravo, buona a gratificare uno zoppicante ego nazionale.

Tanto per cambiare, nell’opinione pubblica del Bel Paese il campo si divide in due fazioni: da una parte il coro di quelli che orgogliosi e compiaciuti dicono “Che bravi che siamo”, sorvolando sulla percentuale di fortunata casualità che sempre incide su questi eventi; dall’altra, viceversa, si lamenta che l’Italia sia un colabrodo, sia il rifugio dei terroristi islamici, e che guarda caso era proprio qui che quello là è venuto, e che bisogna cacciarli via tutti, e basta con questi musulmani che sono tutti terroristi, e via di seguito con l’abituale elenco di lepidezze cui le persone di buon senso non fanno ormai nemmeno più caso.

Le persone di buon senso si dicono che sarebbe il caso di collaborare per davvero, in Europa, sia nel contrastare il terrorismo che nel gestire gli immigrati, e che fare discorsi basati sul sentito dire e sul pregiudizio, vedi poi sulle rivalità nazionalistiche, non ha mai risolto nessun problema: se mai l’ha aggravato.

Le persone di buon senso si dicono che il contrasto al terrorismo, ma anche alla delinquenza comune e mafiosa, si fa creando, finalmente, una forza di polizia transnazionale e mettendo finalmente da parte gli stupidi orgogli di bandiera e le inutili e obsolete rivendicazioni di sovranità.

Le persone di buon senso, infine, si dicono che ora il rischio di attentati, anche in Italia, si fa più grave e concreto, perché qualche fanatico in vena di vendette si metterà probabilmente in testa di emulare, qui da noi, i camionisti di Nizza e di Berlino: bisognerà stare molto, ma molto più attenti di quanto già non lo fossimo.

Piantiamola, dunque, di darci sulla voce senza ascoltarci, giusto per il piacere di gridare più forte: vediamo di affrontare i problemi con razionalità, buon senso, rigore  e fermezza, senza mai dimenticare, però, che non bisogna fare di ogni erba un fascio: rigore e fermezza non debbono cancellare il senso di umanità e delle proporzioni. Se davvero si vuole credere che sia Natale, e che il Natale è una festa di pace; se chi fra noi è cristiano vuole sentirsi tale a tempo pieno, e non a corrente alternata, e chi cristiano non è vuole comunque sentirsi umano, allora bisogna ricordarsi che la stragrande maggioranza dei disperati che bussano alla porta dell’Europa sono brava gente che scappa da guerre e fame e che chiede aiuto.

Che sia Natale, allora, anche per loro.

Giuseppe Riccardo Festa

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