Se la testa serve solo a separare le orecchie.

Se mai qualcuno ne cercasse la dimostrazione, beh, eccola: non basta dire quello che si pensa ma bisogna anche pensare a quello che si dice. Solo che per pensare a quello che si dice (o si scrive) bisogna disporre del necessario strumento, generalmente disposto nello spazio fra le due orecchie. Generalmente, ma evidentemente non sempre: nel caso che andiamo a esaminare, infatti, il sospetto che quello spazio sia vuoto e inutilizzato è più che fondato.

Ho ponderato un po’ prima di trovare il termine tecnico che possa definire nel modo più compiuto ed esauriente il personaggio che a una manifestazione di no-vax,  a Firenze, ha inalberato orgoglioso il cartello che dice “basta scienza”. Alla fine della ponderazione, il termine in questione è risultato essere “cretino”.

Il cretino no-vax che dice “basta scienza”, più che probabilmente, a casa ha un televisore ed ha anche il suo bravo abbonamento satellitare. Inoltre guida un’automobile, ha uno smartphone in tasca. E notate che rasatura perfetta: se non usa il rasoio elettrico, allora si serve di lamette in acciaio, magari quelle dei rasoi a due, tre, quattro o perfino cinque lame. E perfino la scritta che esibisce indomito sul petto è stata realizzata con tinte sintetiche, utilizzando una tecnologia digitale.

Il cretino in questione, in sostanza, è talmente cretino da non rendersi conto del fatto che proprio alla scienza deve non solo la possibilità che ha di comunicare, di divertirsi, di informarsi, di vestirsi a basso costo e di farsi bello (per quanto possibile, poveretto) ma anche quella di invecchiare: non mi sembra un giovincello di primo pelo, infatti, e senza la scienza che attraverso gli sviluppi della medicina, delle tecniche agroalimentari e di innumerevoli altri strumenti ha allungato di molto la durata delle esistenze umane (incluse quelle inutili) a quest’ora, probabilmente, egli non potrebbe girare inalberando i suoi cartelli.

Naturalmente, essendo un cretino, simili ragionamenti non sono alla sua portata: è cretino, poveretto, ma non se ne rende conto.

Però non posso impedirmi di provare un certo disagio all’idea che il voto di questo cretino, come quelli di tanti altri cretini come lui, nell’urna pesa esattamente quanto quello di un Piero Angela, di un Carlo Rubbia, di una Fabiola Gianotti. Tutti personaggi che sicuramente, secondo il cretino in questione e i suoi sodali, sono al servizio di perfide entità, organizzano oscure trame, ordiscono trucidi piani di controllo della sua mente.

La sua preoccupazione, a quest’ultimo proposito, è chiaramente del tutto infondata: è impossibile controllare qualcosa che, in modo conclamato, evidente e indiscutibile, assolutamente non esiste.

Giuseppe Riccardo Festa

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