Scala Coeli è tagliata fuori dal mondo da 7 anni,

Poco prima dello scorso Natale, Arturo Riccetti, assessore provinciale alla viabilità, bontà sua, ha tracciato il bilancio dei suoi uffici che, diceva, “da sempre rappresentano dei tarli difficilmente estirpabili”. Ora, la figura dei “tarli difficilmente estirpabili”, nonostante gli sforzi, non ci viene davvero in mente: come si fa ad estirpare, e quindi sradicare, estirpare o divellere un tarlo, minuscolo e pressoché invisibile insetto, è materia che Riccetti dovrebbe spiegare alle più prestigiose università del pianeta. E tuttavia, un tarlo deve averlo sedotto l’assessore se, non più tardi di un mese fa, a parte certi malintesi grammaticali, ha divulgato il “verbo” della sua meritoria attività: “Il nostro lavoro quotidiano, meticoloso, attento e anche tempestivo, basato sulla scelta dei materiali da utilizzare, ha fatto si che tutta la viabilità del nostro territorio e le arterie da sempre nell’occhio del ciclone, in particolare, quelle secondarie, facessero notevolissimi passi in avanti, ed in alcuni casi problemi in tempi passati definiti cronici, possano dirsi risolti”. Bene, bravo. Ma provi, il Riccetti, a raggiungere Scala Coeli, che pure è in provincia di Cosenza. Il puntino sulla carta geografica, o su Google Maps, è praticamente isolato da 7 anni. Si, assessore, da 7 anni. Da quando (vedi foto) la provincia, a causa di una frana, interdisse il transito veicolare sull’ex statale 108 Ter, adesso pomposamente chiamata strada provinciale 260. Che dire dei 144 mesi di totale isolamento in cui la provincia tiene un’intera popolazione che per raggiungere la “civiltà” deve compiere giri incredibili e non sempre agevoli? Ma Riccetti, che il territorio non lo conosce e crede ancora a Babbo Natale, va oltre: “Abbiamo operato in maniera efficace ed incisiva, migliorando la viabilità. Ed è un fatto sotto gli occhi di tutti”. Di quali occhi, assessore, se c’è un pezzo di provincia prigioniero in casa da sette anni? Scala Coeli è praticamente tagliata fuori dal mondo. Va bene che la popolazione di quel “villaggio” è costituita in massima parte da anziani sudditi, ma da qui ad avere la spregiudicatezza di dimostrare il contrario, ce ne corre. In soldoni: Scala Coeli e Terravecchia, borghi uniti da antichi rapporti di amicizia e di vincoli ancestrali (appena 10 chilometri) sono, adesso, distanti anni luce. Quaranta chilometri, strade permettendo. La Sp 260 esiste solo sulla mappa della provincia, nonostante qualcuno si avventurasse a percorrerla a proprio rischio e pericolo, tanto che, ci dicono, sarebbe stata proprio la Provincia ad ammassare sulla mulattiera cumuli di detriti per evitare, appunto, la transitabilità. Di questa storica arteria nessuno parla più: abbandonata da tutti, qualcuno come, nostra culpa, la stampa, se ne ricorda solo in periodo elettorale perché a quei “vecchi” sequestrati che sopravvivono a Scala Coeli il diritto di voto non l’hanno ancora tolto.

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