Sanremo? Meglio Geppi Cucciari… e Italo Calvino

Quello che leggo sulla seconda serata del festival di Sanremo (Fedez che strappa il ritratto di un viceministro nazista, il discorso di Drusilla Foer e Pegah, la performance di Morandi-AlBano-Ranieri, il monologo di Francesca Agnani) mi conferma nella convinzione, maturata in base a una pluriennale esperienza e corroborata dagli eventi della prima serata, secondo la quale ciò che di rilevante accade al festival non ha nessuna attinenza col concorso canoro: ospiti, monologhi, denunce ed eccessi sono il vero sale delle interminabili serate festivaliere mentre i cantanti in gara – ripeto: in base a quel che leggo sui giornali – sono giudicati più in base all’aspetto, all’abbigliamento, alle provocazioni più o meno riuscite che non badando a cosa cantano e a come lo cantano.

Per quanto mi riguarda, fedele alla decisione che ho preso e che mi sta gratificando oltre ogni più rosea aspettativa, ieri sera ho ignorato del tutto il festival e sono andato a cercare su RaiPlay la più recente puntata di “Splendida Cornice”, il programma imperdibile di Geppi Cucciari che avevo perso a causa di un impegno.

Dotata di una rara quanto preziosa capacità di trovare sempre la battuta giusta al momento giusto (imperdibile il suo duetto con uno straordinario Pupi Avati), ironica, spiritosa, dissacrante ma con gentilezza, mai volgare, pronta a commuoversi – sul serio – a causa del successo di un libro, aperta ad ogni forma di cultura e pronta a ridere di tutto, a partire da sé stessa; attenta ai diritti (delle donne, degli omosessuali, delle minoranze) ma senza fanatismi e con naturalezza, Geppi Cucciari è la prova vivente del fatto che fare buona TV, divertente e nello stesso tempo intelligente, è non solo possibile ma anche facile, basta volerlo; d’altra parte c’è anche un’altra trasmissione, “Propaganda Live” di Diego Bianchi su La7, che ha le stesse caratteristiche ma insiste di più sulla politica (e la politica italiana è decisamente avvilente) ed è gravata da un maggiore e più seccante, per quanto inevitabile, carico di intermezzi pubblicitari.

Finita la trasmissione di Geppi Cucciari, a letto mi sono goduto qualche pagina de “Il castello dei destini incrociati” di Italo Calvino, uno scrittore che non cessa mai di stupirmi per la sua fantasia, la sua intelligenza, la sua ironia, la sua cultura.

Il festival di Sanremo? Grazie, anche no.

Giuseppe Riccardo Festa

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