POLEMICHE SULLA TORRE FARO DEL PORTO

CARIATI – Il nuovo anno, dal versante politico ed amministrativo, si apre, c’era da giurarci, con le consuete polemiche che orami si trascinano, stanche, da settimana a settimana, senza soluzione di continuità. Il tema? La torre faro del Porto che sarebbe, a parere del Movimento per l’autonomia, (Mpa), l’ennesimo “caso di sperpero di pubblico denaro”. I fatti, così come riferiti dagli “attori” del melodramma: secondo Nicola Filardo, il legale di Fedele Longobucco, titolare della Femar, azienda nel ramo dell’impiantistica elettrica ed elettronica, il comune rifiuta di saldare il conto relativo alla realizzazione della torre faro nell’area portuale “negando l’evidenza dei fatti e sostenendo che le opere non siano state compiute dal Longobucco su incarico dell’amministrazione civica”. Ma c’è di più, perché, spiega sempre l’avvocato, “i nostri amministratori, invece di chiudere definitivamente la partita e pagare il dovuto ad un onesto lavoratore, decidono di spendere altri soldi conferendo al solito avvocato di famiglia/partito l’inacirco di opporsi ai decreti ingiuntivi emessi dalle autorità competenti, in virtù di elementi fantasiosi e senza tenere conto delle riprese video effettuate il giorno della posa in opera della torre faro”. I giochi sarebbero tutti determinati dal fatto che il Longobucco, coordinatore dell’Mpa, dopo esserne stato strenuo sostenitore, è, adesso, fiero “nemico politico” dell’attuale maggioranza: dunque, persona “non gradita”. Filardo fa quattro conti: “Tenuto conto delle varie spese legali, degli interessi e degli onorari, il comune dovrà sborsare la bella somma di circa 17 mila Euro, invece che dei 6 mila e 800 reclamati dal Longobucco. Un buon esempio di sana amministrazione”. Coglie la palla al balzo il capogruppo del partito democratico in consiglio comunale, Mario Sero: “Non era il caso che l’amministrazione si facesse parte diligente, magari raggiungendo una transazione col Longobucco? È giusto resistere in giudizio quando ne mancano le condizioni? È giusto spendere i quattrini dei contribuenti in contenziosi inutili?” Ai dubbi risponde il sindaco Filippo Giovanni Sero: “È ignobile trasformare una vicenda prettamente amministrativa, e di competenza degli uffici comunali di settore, in uno squallido gioco al massacro che di politico non ha nulla, né per la personalità del presunto creditore (che riteniamo persona perbene), né per la più generale campagna di disinformazione, orientata a confondere i cittadini”. Intanto il primo cittadino sgombra il campo da un equivoco “creato ad arte: Sia chiaro, la torre faro, affidata alla Femar per incarico diretto perché l’importo dei lavori non superava la soglia massima stabilita dalla norma, è stata per intero liquidata al richiedente. C’è una corposa documentazione in merito, a disposizione di chiunque, anche di certi signori consiglieri che rischiano l’osso del collo avventandosi in bislacchi tentativi di strumentalizzazione fine a se stessa”. Ed ancora: “Il signor Longobucco, legittimamente, ha inviato due fatture all’ufficio competente reclamando la liquidazione di interventi non meglio specificati. In fase di verifica, sempre il settore comunale, ha chiesto alla Femar di dettagliare i lavori eseguiti per il giusto confronto e controllo onde approdare ad una decisione da sottoporre all’organo politico. Per tutta risposta ci vengono notificati ingiunzioni di pagamento. Cosa deve fare un amministratore serio che gestisce pubblico denaro? Aderire a certe richieste, e magari essere in seguito sconfessato, oppure difendere una posizione che ritiene sacrosanta e certosina nel merito e nella sostanza?” Ai giudici l’ardua sentenza.

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