PIU’ CONOSCO GLI UOMINI…

Sono tante le immagini che giungendo da Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto, nel bene o nel male hanno lasciato un segno. Spesso la natura di quel segno è dipesa dalla psicologia – quando non dall’ideologia – dell’osservatore: ad esempio la doverosa presenza delle massime autorità dello Stato ai funerali solenni di Ascoli qualcuno l’ha letta come una squallida passerella, e nelle lacrime inarrestabili di Agnese Renzi ha visto una esibizione di ipocrisia. Purtroppo fra noi italiani sono tanti quelli che anche di fronte alle circostanze più dolorose non riescono a reprimere il bisogno di astio e di rancore che provano, forse perché soddisfare quel bisogno è l’unico modo che hanno per dare un contenuto al vuoto delle loro esistenze.

Durante quel funerale c’è stato anche chi ha tentato di lanciare, attraverso la Rete, più o meno improvvidi e intempestivi messaggi elettorali, sorprendendosi per la reazione indignata degli internauti e vedendosi costretto a rapide marce indietro.CT1

Miserie umane: siamo fatti così, e spesso siamo fatti male. Però anche altre immagini ci sono giunte, e quelle, almeno quelle, a nessuno hanno ispirato commenti acidi e sfoghi di rancore.

La più toccante è quella del cocker Flash sulla bara del suo padrone, durante il funerale: nessuno, vedendo quella scena, ha potuto trattenere la commozione; e c’è stato Leo, che ha salvato una bambina, e gli altri cani dei Vigili del Fuoco, della Polizia e della Protezione Civile che hanno cercato, e scavato, e salvato vite, o almeno aiutato a ritrovare i corpi delle vittime.

CT3I cinici diranno che non c’è niente di strano, che quei cani sono addestrati apposta per fare questo lavoro. Ma è difficile pensare a un semplice riflesso pavloviano, quando vedi quelle creature cercare, e annusare, e guaire, e scavare, e mostrarsi felici quando alla fine ce la fanno e recuperano qualcuno: si pensa piuttosto a una innata generosità e disponibilità all’amore.

Sarebbe facile, paragonando lo squallore di certi comportamenti umani alla nobiltà di questi quattrozampe, scivolare nel facile luogo comune, quello di chi dice “più conosco gli uomini, più amo gli animali”; ma non voglio, così facendo, intrupparmi anch’io nel gregge dei malevoli.

Però il paragone è inevitabile e una lezione, una qualche morale, da questo paragone si sente il bisogno di trarla. Ed è che più conosco gli uomini, più vorrei che imparassero dagli animali.

Giuseppe Riccardo Festa

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