Non dimentichiamoli …

Il dolore fa cambiare. Modifica le personali percezioni dei fatti.

Terremoto 2016

Non mi considero una persona caratterialmente fredda e distaccata. Neanche un vigliacco. Forse il contrario. Confesso, però, che oltre leggere e apprendere del drammatico evento sismico, che ha colpito l’Italia centrale in queste ore, non ho compiuto alcun atto concreto in supporto all’immane tragedia e in aiuto alle popolazioni coinvolte.

Non so se sono l’unico italiano iscritto al partito di quelli che non hanno ancora mosso un dito. Nemmeno, ad esempio, un piccolo versamento di soldi, la consegna di qualche derrata alimentare ai punti di raccolta o altro ancora che non immagino neppure.

E devo dire nella massima trasparenza che non mi sento in colpa. La mia coscienza é serena.

Certo che sono provato e particolarmente vicino psicologicamente ai tanti che hanno perso la vita o che vivono situazioni davvero di difficoltà: non c’è cosa più dolorosa per i superstiti che guardarsi attorno e vedere il proprio paese distrutto e con poche speranza immediate di tornare ad essere quello che era poco prima.

Nonostante il mio stare fermo, leggo con grande simpatia e mi sento contagiato dalla loro positività, di tantissimi giovani che si sono messi in viaggio da tutta Italia per andare sui luoghi del disastro, a disposizione delle squadre della protezione civile: un gesto che fa tanto onore alle nuove generazioni del nostro Paese. Sono a volte proprio le tragedie a segnare e unire i nostri giovani. Un esempio meraviglioso, motivato dalla gioia di rendersi utili e prestare la propria forza per la salvezza di un bene comune. L’ammirazione per essi è tanta.

Qualcuno dunque potrà chiedermi: perché, se sono emotivamente coinvolto, non ho ancora fatto niente?

Il dolore fa cambiare. Modifica le personali percezioni dei fatti. Ce lo insegna la vita e l’esperienza che ciascuno fa sulla prima pelle. Sarebbe semplice gettarmi nella solidarietà a distanza. Pur di lasciare un segno.

Forse è l’età, ma preferisco attendere e tenere desta un’attenzione, che su questi luoghi non dovrà mai spegnersi per un solo istante per lunghi anni. Quando i riflettori mediatici si saranno inevitabilmente attenuati, dopo la gestione della prima emergenza, quello è il momento di entrare in campo al fianco delle popolazioni locali.

Personalmente sono della stessa idea del Sindaco di Amatrice: “Dovremmo metterci tutti una felpa con su scritto Italia e andare avanti insieme”. E, aggiungo io, per il prossimo futuro, finché la ricostruzione di questo territorio, sia abitativa che dell’impareggiabile patrimonio storico e artistico di cui era ricca sarà completata, e seguendo una pianificazione sulla base di risorse certe e tempi stabiliti.

Io nel mio piccolo proverò a esserci.

Nicola Campoli

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