No, Signora Mussolini: suo nonno non era un eroe e nemmeno uno statista.

Così, Signora Mussolini, i tifosi del Celtic, a Glasgow, non hanno gradito la parata di tifosi laziali che, forse per celebrare l’anniversario della “marcia su Roma”, hanno marciato a braccio teso, nella loro bella città, e nello stadio hanno risposto esibendo uno striscione con l’effigie di suo nonno a testa in giù e la scritta “follow your leader” (seguite il vostro capo).

Lei a sua volta non ha gradito ed ha dichiarato che bisognerebbe introdurre il reato di “ducefobia”, di cui incriminare chiunque esponga quell’immagine.

Lei ha certamente ragione a detestarla, quell’immagine, perché il vilipendio di un cadavere, perfino di quello di suo nonno, è sempre un gesto riprovevole. Ma mi permetta di rilevare che la sua memoria è afflitta da qualche lacuna. In questo, Signora Mussolini, lei è certamente in buona compagnia, visto che moltissimi altri italiani hanno la memoria corta: hanno dimenticato i disastri combinati da Berlusconi, figurarsi se si ricordano quelli, ben più catastrofici, dovuti al suo defunto avo. Dunque non sorprende che siano tanti, a dispetto dei fatti, a continuare, insieme a lei, a rimpiangere la figura e, quel che è peggio, le gesta di Benito Mussolini, suo nonno.

Nonno il quale, mi permetta di rammentarglielo, in una triste giornata del 1924 pubblicamente e solennemente si dichiarò, se non esecutore, quantomeno mandante o comunque responsabile di uno dei più vili crimini del regime che stava instaurando, l’assassinio di Giacomo Matteotti.

Quello stesso nonno, qualora lei lo ignori o preferisca ignorarlo, ha inoltre contribuito alla vittoria del golpista Francisco Franco in Spagna e in particolare al massacro di Guernica; ha legato le sorti dell’Italia a quelle della Germania di Hitler; ha benedetto le stragi di Graziani in Africa Orientale, ha voluto la vergogna imperdonabile delle leggi razziali e delle deportazioni degli Ebrei italiani nei lager, ha pugnalato alle spalle la Francia, ha gettato il Paese nella tragedia della Seconda Guerra mondiale, ha preteso di partecipare all’aggressione nazista all’URSS, ha vilmente aggredito Albania e Grecia (e dalla resistenza greca ha dovuto poi farsi salvare da Hitler), ha fatto vilmente fucilare Galeazzo Ciano (un suo zio, Signora, per quanto acquisito), reo solo di aver espresso un voto; ha benedetto i rastrellamenti e le rappresaglie dei nazifascisti durante la guerra civile e alla fine, vista la mala parata, ha tentato di svignarsela in Svizzera.

Tutto questo è Storia, Signora: quella con la “S” maiuscola che solo la malafede, la superficialità e l’ignoranza possono cancellare, pretendendo di trasformare in uno statista degno di rispetto e onorata memoria qualcuno che invece era un presuntuoso e arrogante pallone gonfiato, incompetente quanto narcisista, sfuggito purtroppo a un pubblico processo per l’eccessiva fretta che i Partigiani ebbero di fucilarlo. Altrimenti, Signora, anche suo nonno, come Goering, Ribbentrop, Borman, Hess e tanti altri, sarebbe stato condannato per i crimini contro l’umanità che aveva commesso.

Nel suo caso, Signora, per giustificare il tentativo di rileggere e mistificare la storia si potrebbe invocare l’attenuante del legame di parentela, visto che il Benito Mussolini complice entusiasta dei crimini del nazismo era pur sempre il padre di suo padre.

Ma posso permettermi, Signora, di rammentarle in compagnia di chi, quando fu sorpreso dai partigiani in quell’autocolonna, travestito da soldato tedesco, suo nonno stava scappando? Se lo ricorda, vero? Non aveva con sé la moglie e i figli, il suo amato nonno: non era di loro che si preoccupava, scappando. Si preoccupava di salvarsi insieme a chi davvero gli stava a cuore: la sua amante, Claretta Petacci.

Si direbbe, dunque, che di Rachele, la moglie, e dei figli (incluso suo padre, Signora) a suo nonno non importasse molto. D’altra parte (lo sa, vero?) anche con la prima moglie non si era comportato molto meglio, e nemmeno col figlio che ne aveva avuto. Si direbbe dunque, Signora Mussolini, che dei propri discendenti e congiunti suo nonno non si curasse molto. Non più di quanto si curasse del destino del Paese che aveva portato al disastro e, scappando, stava anche tradendo: gli importava solo di salvarsi la pelle. La sua e quella della sua amante.

Mi spiace, Signora Mussolini, se lei prenderà male questo breve excursus delle ben poco gloriose gesta di suo nonno. Ma sa, io ho il vizio di imparare dalla Storia, quella con la “S” maiuscola. Dunque non riesco a dar retta alle storie.

Soprattutto quelle campate in aria, sul tipo di quelle che racconta lei.

Giuseppe Riccardo Festa

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