NEL TEATRO COMUNALE FOTOGRAFIE D’EPOCA

NEL TEATRO COMUNALE FOTOGRAFIE D’EPOCA RACCONTANO L’IDENTITA’ MEDITERRANEA Nella mostra curata da Assunta Scorpiniti i caratteri delle comunità marinare … Presso il Teatro Comunale di Cariati, si può visitare tutti i giorni, dalle 16.30 in poi, per la durata della stagione teatrale, la mostra di fotografie d’epoca “Famiglie e barche della comunità marinara di Cariati”, curata da Assunta Scorpiniti; un documentario visivo che racconta la nostra identità mediterranea. La mostra è stata inaugurata lo scorso 29 dicembre dal sindaco di Cariati Filippo Sero, alla presenza di esponenti del mondo culturale, associativo, del settore turistico e della comunità descritta nell’opera. Nella precedente collocazione, presso il salone polivalente dell’area portuale, è stata presentata in anteprima alle famiglie marinare e in un convegno organizzato da Lega Pesca regionale, che ha contribuito all’allestimento. NOTA DELL’AUTRICE La mostra è frutto di un appassionante lavoro di ricerca antropologica e interpretazione culturale che ho condotto insieme ai pescatori cariatesi e ai loro familiari anche residenti lontano. L’itinerario espositivo consta di 38 pannelli, incentrati su Le famiglie della pesca, Le donne del mare, I figli dei marinari, con escursioni nell’arte dei maestri d’ascia, nelle feste sul mare e nell’attualità; i pannelli sono corredati da un apparato didascalico contenente dati, notizie, curiosità, flash di storie personali e della storia collettiva, che li avvalorano come documento fotografico. Come per il tema delle migrazioni, precedentemente affrontato, mi sono ispirata alla prospettiva di studio nota come antropologia visiva, che utilizza le immagini d’epoca in forma di “narrazione visuale”, ovvero come canale utile a decifrare una cultura, nei suoi segni e nei suoi caratteri. Quest’opera è inserita nel progetto culturale “Sguardi sullo Jonio”, che porto avanti con eventi, interventi nelle scuole, ricerche e pubblicazioni e l’obiettivo di far rivivere, valorizzare, tutelare, porgere alle nuove generazioni storia, identità, luoghi e culture legate al mare, nel passaggio temporale e nelle caratteristiche calabresi e mediterranee. L’idea fondamentale, condivisa con importanti studiosi, è di un’unità culturale che contraddistingue le comunità marinare del Mare Nostrum, da sempre crocevia di contatti tra le popolazioni. Esiste, infatti, una grande comunità in cui si riconoscono tutti coloro che vivono nei luoghi marini; una comunità mediterranea che trae dal riferimento del mare la propria concezione di vita, ma anche forme di rispetto per l’elemento naturale e una rete sociale improntata alla solidarietà. Lo “sguardo” dato dalla comune identità mediterranea, deve, infatti, condurci all’incontro con tutte le popolazioni che si affacciano sul grande mare, con l’invito a conoscere, ascoltare, accogliere e confrontarsi in modo positivo con la gente che lo solca su disastrate “carrette” mettendo a rischio la vita; il mare, sia per i nostri marinari che lo sfidano quotidianamente, che per questa gente, è la via – difficile – per vivere e lavorare con dignità. La vocazione marinara è antica, per la cittadina di Cariati, nonostante la popolazione sia stata spesso spinta verso l’interno da fattori storici e ambientali. Importante scalo marittimo già nell’Ottocento, è stata, nella seconda metà del secolo, al centro di una migrazione di pescatori provenienti dalla costiera amalfitana (da Maiori, Minori, Vettica, Atrani…), che hanno favorito lo sviluppo e la specializzazione dell’attività. Nella mostra, ho voluto descrivere questi aspetti e, inoltre, fattori, come l’emigrazione, la motorizzazione e lo sviluppo del turismo balneare che, nel recente passato, hanno mutato l’aspetto sociale della comunità della pesca, determinando un’evoluzione del lavoro del mare, che da sempre, trae la sua forza dall’unione familiare. Al centro della ricerca, ho posto lo studio delle famiglie marinare di Cariati (ne ho censite una ventina), indicate con i tipici soprannomi (Vajani, Zagarogni, Occhiati, Ndonareddi, Cutrì, Gnazzi, Panazzi, Feroti, Merichi, Midji ed altre) e nell’ordine ideale di scaro, la spiaggia sottostante le abitazioni del borgo, che, nella società tradizionale, prima della costruzione del porto, fungeva da prolungamento degli spazi della casa e serviva da ricovero alle barche. Nella sezione dedicata alle donne del mare, ho messo in risalto il ruolo speciale che la donna tradizionalmente ricopre nella società marinara, per le responsabilità di sostegno sociale e alle famiglie, nelle lunghe assenze degli uomini, e per il suo sentimento del mare; ho anche ricordato le figure irripetibili di donne pescatrici del tempo passato. Quella, invece, avente per soggetto i figli dei pescatori, descrive la particolare percezione del lavoro dei padri e, soprattutto, dell’elemento marino, cercando di mettere in evidenza lo sguardo sincero, ammirato e soprattutto rispettoso dei giovanissimi cariatesi verso il mare come invito a tutti (cittadini, istituzioni, privati…) ad averne più cura e a salvaguardarlo nel suo ambiente, nei suoi paesaggi naturali ed umani, nel suo immenso patrimonio culturale. Ci sono, infine, riferimenti all’attualità, caratterizzata dalla tecnologia, dalla costruzione del porto, da nuove disposizioni comunitarie, ma, soprattutto, dalla conservazione del rapporto tra vecchi e giovani e dalle tradizioni del lavoro, ancora intatte. In generale, ho dedicato il progetto “Sguardi sullo Jonio” ai giovani, per la loro consapevolezza civile e la riappropriazione dei valori identitari, ambientali e umani, soprattutto quello del lavoro, che hanno consentito alle nostre comunità di esistere e svilupparsi. Assunta Scorpiniti

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