La Caligiuri sfida Oliverio: Istituire, in Calabria, lo “Sportello codice rosa”

Molte donne passano dal pronto soccorso dopo percosse e violenze. E’ consuetudine che, anche di fronte ai palesi segni di ciò che è loro accaduto, i medici non facciano che registrare le cause denunciate dalle donne, spesso accompagnate dall’autore delle violenze, o peggio da quest’ultimo. L’errata percezione anche dalle vittime su cosa significhi “refertare” causata da errori comunicativi e mancanza di informazione, fa si che spesso le donne siano prive, quando ci sarà la volontà di denunciare, delle prove. Inoltre, va detto che i maltrattamenti e le lesioni fisiche costituiscono una “sintomatologia” che precede il femminicidio. La refertazione non equivale ad una denuncia, è un supporto indispensabile per le vittime: le aiuta a prendere coscienza dei rischi a cui sono esposte.

Questa insieme al sostegno di esperti in ambito ospedaliero è il minimo dovuto per garantire la salvezza e la salute delle donne. Solo così ognuna di noi in determinate condizioni può davvero decidere.  Dobbiamo chiederci perchè questa non sia la regola. Io dico da sempre che dovrebbe esserlo. Si chiama “sportello codice rosa”. E, mi rivolgo al Presidente della Giunta Regionale, ai Commissari alla Sanità, affinchè si facciano carico di istituire almeno presso i maggiori presidi ospedalieri calabresi, questo importante strumento. Supportare ed aiutare le donne in serie difficoltà, soprattutto dal punto di vista psicologico, è sicuramente opera di specialisti e, le strutture pubbliche non possono esimersi dal non garantire tale servizio.

Maria Josè Caligiuri

Responsabile del Dipartimento Diritti Umani e Libertà Civili di Forza Italia in Calabria.

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