IMMAGINARIA LETTERA APERTA AD UN EROE ANTONIO DE FLORIO SCRIVE A DOMENICO PALOPOLI I RICORDI FAMILIARI NEL VORTICE RISORGIMENTALE

IMMAGINARIA LETTERA APERTA AD UN EROE ANTONIO DE FLORIO SCRIVE A DOMENICO PALOPOLI I RICORDI FAMILIARI NEL VORTICE RISORGIMENTALE Rossano, Lunedì 18 Aprile 2011 – “Il nonno di mio nonno era un carbonaro”. È stato, questo, il titolo di una delle tre relazioni, quella del giornalista Antonio DE FLORIO, alternatesi nel corso di una interessante e partecipata lezione a più voci sull’Unità d’Italia proposta, ieri, Domenica 17 Aprile, dall’Università Popolare di Rossano insieme all’Amministrazione Comunale cittadina. “Volti e problemi della Calabria nel Processo Unitario”, questo il tema ed il percorso condiviso dal Direttore Giovanni SAPIA con gli organizzatori. La testimonianza di tre giovani intellettuali rossanesi ha sintetizzato, in maniera composita e brillante, il nuovo contributo della Città di Rossano al dibattito sui 150 anni dell’Italia unita. “Caro Domenico, questa lettera te la dovevo. Sei il nonno di mio nonno, l’uomo risorgimentale, fuggito in Francia per essere stato liberale, condannato a 30 anni di ferri dal tribunale dei Borbone. Sei stato l’eroe della mia gioventù. Il tuo ritratto ad olio, dal 1839 quando avevi 18 anni, campeggia ancora nel salotto di casa, di Via Luigi Minnicelli a Rossano”. Inizia così l’immaginaria lettera aperta che il Dott. Antonio DE FLORIO, giornalista de “Il Messaggero” ha scritto ed ha letto al nonno di suo nonno, Domenico PALOPOLI eroe del Risorgimento, la cui storia è ricostruita e narrata attraverso il racconto del proprio progenitore Mimì. Le domande di una maestra delle scuole elementari offrono lo spunto, al DE FLORIO bambino, di mettere nero su bianco, uno dietro l’altro, gli avvenimenti e la storia del proprio, illustre ed eroico antenato. Dall’ambiente familiare ispirato ai più alti ideali di libertà e patriottismo alle discussioni, nelle cantine sotterranee, su come liberarsi dei Borbone; dalle attività e gli incontri clandestini che si tenevano in Largo Toscano Mandatoriccio, nel centro storico, con i rossanesi Saverio TOSCANO, il fratello Gaetano, Antonio MORICI, Benedetto GRECO e Luigi MINNICELLI alla sentenza di condanna, il 4 Febbraio 1853, otto anni prima dell’Unità d’Italia, perché, ritenuto responsabile delle turbolenze del 1847, si era dato alla latitanza; dall’esilio tra la Marsiglia e Parigi sotto il nuovo nome di François Pietri al matrimonio con la tedesca Erminia Steinler di Baden Baden, fino alla nomina, da parte di Giuseppe GARIBALDI quale sotto-governatore di Rossano. È stata ritmata ed emozionante, ricca di spunti e riflessioni più ampie, la descrizione che il discendente del patriota rossanese ha fatto del nonno del proprio nonno, in un contesto che dalla sfera personale e familiare non poteva non accompagnare, i tanti presenti, al clima generale di quegli anni importanti della storia cittadina, con le contraddizioni e analogie, nella più grande storia nazionale. Alla relazione di Antonio DE FLORIO, che ha offerto uno spaccato genuino e vissuto su uno dei protagonisti calabresi di quel sogno giovanile di cui oggi si celebrano i 150 anni, è seguita quella del Dott. Martino RIZZO, funzionario statale e scrittore che è intervenuto sul tema “I Mille in Calabria: testimonianza”. Le conclusioni, affidate al Sindaco Franco FILARETO, sono state anticipate, invece dalla relazione “Attese sperate, risultati raggiunti prima e dopo l’Unità” del giudice Riccardo GRECO.

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