Imagine..

Ci sono ricordi, esperienze, profumi, sensazioni che, nel tempo, ritornano a far capolino nella nostra memoria; in questi giorni, ad esempio, mi è tornata in mente una bellissima lezione universitaria di qualche anno fa. Premetto che quello è stato uno degli esami più sfiancanti che abbia mai sostenuto, uno di quelli per cui preghi giorno e notte il tuo protettore affinchè un misero diciotto compaia a fianco la denominazione di quel corso: Storia Contemporanea; non ci crederete mai, ma uno degli argomenti oggetto d’esame era proprio Imagine, la celebre canzone di John Lennon considerata una delle più belle canzoni di tutti tempi. Come lo stesso autore affermò, Imagine è un inno alla pace .. “è un brano anti – religioso, anti – nazionalista , anti – convenzionale e anti – capitalista”; si può sintetizzare il messaggio di questo brano con questa espressione: “siamo tutti un solo mondo, un solo paese, un solo popolo.”

Avrete intuito il perché di queste parole, quindi non mi soffermerò sulla cronaca degli spaventosi retroscena appena trascorsi; questo pezzo vuol essere, piuttosto, un inno alla speranza affinchè la rabbia, il dolore e la rassegnazione non prendano il sopravvento su di noi. Questo pezzo vuole essere un modo per ricordare tutti coloro che sono rimasti vittime di una spietata follia, di una vergognosa disumanità, di quella che è diventata ormai una spaventosa pratica quotidiana.

Immaginate un gruppo di giornalisti, gente come noi che al mattino si sveglia per andare a lavoro, un lavoro come tanti. Nessuno immaginerebbe mai, però, di morire in suo nome. In memoria delle dodici persone uccise nell’attentato a Charlie Hebdo, 07 gennaio 2015.

Immaginate tanti giovani che vanno, entusiasti, ad un concerto. Un concerto, lo ripeto. Uno stupido, concerto. Vi sembra pazzesco, vero? Acquistare un biglietto; “acquistare” la morte, forse, sarebbe più appropriata come espressione. In memoria delle centotrenta vittime dell’attentato al teatro Bataclan e dintorni, 13 novembre 2015. Ricordiamo, in particolare, la nostra unica connazionale uccisa Valeria Solesin, 28 anni.

Immaginate due esplosioni in quelli che sono i luoghi più frequentati quotidianamente; chi prende la metro per andare a scuola, chi un aereo per raggiungere un parente. In memoria delle trentadue persone uccise nell’attentato all’aeroporto di Bruxelles e alla stazione metropolitana di Maalbeek, 22 marzo 2016.

Immaginate di partire per lavoro, di fare il conto alla rovescia per tornare dalla vostra famiglia, dai vostri figli che, nel pieno della loro infanzia, avete dovuto lasciare per necessità. Immaginate, ora, di vederli in lontananza, di immaginarli in aeroporto mentre felici corrono fra le vostre braccia. E immaginate, adesso, di perdere la vita un giorno prima di questo desiderato momento. In memoria delle ventiquattro persone torturate e uccise a Dacca, Bangladesh, il 01 Luglio 2016; in memoria di Cristian Rossi, 47 anni, salutato dalle sue gemelline di soli tre anni. E ancora, ricordiamo Marco Tondat (39), Nadia Benedetti (52), Adele Puglisi (52), Simona Monti (33), Claudia Maria D’Antona (56), Vincenzo D’Allestro (46), Maria Riboli (34) in attesa della sua bimba, morta ancora prima di nascere.

Immaginate, ancora, di avere vent’anni e di morire sul fronte in nome della libertà. Non siamo in un film, purtroppo. In memoria di Ceylan Olzap, 19 anni; a corto di munizioni in uno scontro a fuoco contro l’Isis, ha detto addio alla radio e ha usato la sua ultima pallottola per uccidersi. Insieme a lei ricordiamo Nigar Hysseni, 20 anni e Arin Mirkan, 18 anni.

Infine, immaginiamo di passeggiare fra le strade di Nizza e di morire così.. senza nemmeno accorgercene. In memoria delle ottantaquattro vittime dell’attentato a Nizza, 14 luglio 2016; in preghiera per i nostri trentuno connazionali ancora dispersi.

Come vedete, ho ricordato tante persone, ognuna delle quali figlio di qualcuno, con storie, vite, nazionalità diverse ma accomunate dallo stesso spaventoso destino. Di fronte alla morte non ci può essere alcuna differenziazione, il dolore è esattamente uguale per un italiano e un francese, per un pakistano e un americano; la rabbia è la stessa, la rassegnazione chissà.. chissà se arriverà mai.

Ne avrò dimenticati tanti altri ma tutti, indistintamente, sono racchiusi nei nostri pensieri e nel nostro cordoglio. I pensieri e il cordoglio NON solo di noi italiani, ma di tutto il mondo.

 

Imagine there’s no countries/it isn’t hard to do

Immaginate che non ci siano patrie/non è difficile farlo

Nothing to kill or die for/and no religion too

Nulla per cui uccidere o morire/ ed anche alcuna religione

Imagine all the people/living life in peace

Immaginate che tutte le persone/vivano la vita in pace.”

Questa è un’idilliaca visione del mondo che, probabilmente, come lo stesso Lennon affermava, non si realizzerà mai. Un  mondo senza alcuna discriminazione.

Nessuna religione, nessuno stato, nessun inferno e nessun paradiso.

Ed io, condivido questo sogno.

Elisa Agazio

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