Il Prefetto e lo Stato tutelino i territori, non gli speculatori.

Sembra che il Prefetto di Cosenza abbia convocato il Sindaco di Scala Coeli per capire se l’eventuale apertura della discarica possa riservare problemi per l’ordine pubblico. Non possiamo sapere né se è vero, né quali sono stati i contenuti della eventuale discussione, ma quest’episodio rappresenterebbe l’ennesimo caso di schizofrenia istituzionale registrato in questa assurda vicenda. Sembra che le istituzioni dello Stato, a più livelli, quando si tratta di “monnezza calabra” perdano palesemente ogni raziocinio e, senza alcun rispetto per doveri e ruoli, si mettano a disposizione della speculazione privata. Una speculazione che, lo ricordiamo, rappresenta un “sistema di potere non estraneo ad interessi politico malavitosi”, come recitato dalla Relazione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Calabria, un sistema di potere che non ha tralasciato neanche le Procure della Repubblica come testimoniato dal NOE dei Carabinieri del Gruppo Napoli. Di fronte a questo scenario, di fronte ad una serie innumerevoli di abusi certificati che hanno ruotato intorno alla discarica di Scala Coeli, di fronte al parere inequivocabile del Consiglio di Stato (lo stesso Stato che dovrebbe rappresentare il Prefetto) il quale ha stabilito che la discarica non può entrare in funzione, piuttosto che cercare di tutelare gli interessi dei territori, gli uffici della prefettura “tastano il terreno” per capire se la discarica si può aprire o meno. Se la vicenda rifiuti non fosse così drammatica, saremmo davvero alle comiche. Non ce ne voglia il Prefetto Tomao, con cui abbiamo avuto modo di interloquire costruttivamente, ma riteniamo questa condotta totalmente inadeguata, distante dai canoni minimi di accettabilità istituzionale e, di certo, paradossalmente, controproducente dal punto di vista della quiete sociale. I problemi di ordine pubblico, infatti, ci sono e sono causati interamente dal comportamento delle istituzioni pubbliche, a partire dal Dipartimento Politiche per l’Ambiente il quale dal 2012, cioè dall’entrata in vigore della L.R. 35, sa che la discarica di Scala Coeli non può entrare in funzione ma, nonostante questo, ha continuato ad emanare mega-sanatorie per le decine di irregolarità di questo pseudo-impianto privato. Inoltre i problemi di ordine pubblico sono causati da chi dovrebbe provvedere allo stesso ed invece, per strane ragioni, si trova a braccare cittadini ed istituzioni che tentano semplicemente di compiere il proprio dovere civile. L’ultimo episodio risale a pochi giorni fa, quando alcune forze dell’ordine di Scala Coeli, le quali dovrebbero quindi far rispettare la legalità anche nel sito della discarica, hanno rintracciato telefonicamente alcuni membri dei comitati locali per chiedergli “cosa stessero facendo” e “di non fare casino per la discarica”. Siamo rimasti di stucco. Ci chiediamo: che razza di comportamento è questo? Con quale fine? Per quali ragioni? Inoltre ricordiamo che nell’arco di 15 anni a presiedere il posto di comando del sistema di potere descritto dalla Commissione Parlamentare, cioè quello di Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale, spesso e volentieri sono stati i Prefetti. Noi, nonostante lo scenario desolante, non abbiamo alcun pregiudizio, ma pretendiamo il rispetto dei ruoli e soprattutto che un ufficio importante come quello della Prefettura si adoperi per far rispettare da un lato la volontà dei territori, già ripetutamente espressa attraverso decine di Sindaci, e dall’altro lato le leggi in vigore e la legalità. Il nostro, prima che un chiaro malcontento, è un accorato appello. La fosse di Scala Coeli non può essere aperta perché costruita in maniera sbagliata, nel posto sbagliato e per un fine sbagliato, e tanto è sancito dalle leggi regionali di tutela delle colture, dalle normative di sicurezza, dalle normative europee, dalle regole basilari della decenza e della logica. Lo Stato ne prenda atto facendo i propri interessi, cioè quelli delle comunità. Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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