La memoria spesso fa brutti scherzi. Per la vita frenetica che conduciamo i brutti ricordi facilmente vengono derubricati. Quest’estate durante i Campionati Europei di calcio è accaduto in campo un episodio gravissimo, che ha segnato un momento particolare per tutti i tifosi e non solo.
Per l’esattezza il 12 giugno al Parken Stadium di Copenaghen, durante Danimarca-Finlandia, Christian Eriksen crollò a terra, fulminato al cuore da un arresto cardiaco. Era morto e fu subito risuscitato, dai compagni e dai medici accorsi immediatamente dove si era accasciato.
Sua moglie Sabrina a bordo campo piangeva, credendolo morto, e venne consolata e abbracciata dai compagni di squadra Kjaer e Schmeichel. Furono immagini dolorese, tremende e commoventi che hanno fatto il giro del mondo. Si era dinanzi all vita interrotta di un giovane atleta di 29 anni: controllato e in forma fino a un minuto prima.
Christian Eriksen è tornato a giocare 259 giorni dopo l’ultima volta, quando è morto in campo, per tre infiniti minuti di incoscienza e terrore. Il suo ritorno sul rettangolo di gioco rappresenta una sua immensa gioia e di tutto il calcio.
Il defibrillatore sottocutaneo, impiantato al Rigshospitalet, gli ha ridato la vita e il calcio, vietato per lui in Italia da leggi stringenti sull’idoneità fisica, non in Inghilterra. L’occasione per scrivere il lieto fine di un incubo trasformato in favola gliel’ha offerta il Brentford, il club di Londra dov’è tornato dopo l’addio, consensuale e inevitabile dall’Inter.
Al 7’ della ripresa, con i compagni già sotto 2-0 in casa e con un uomo in meno contro il Newcastle, il tecnico Thomas Frank, danese come lui, lo ha mandato in campo e Eriksen è tornato a essere un giocatore professionista.
Lo stadio e le squadre si sono fermate per la standing ovation, un abbraccio non retorico, ma sentito per un calciatore redivivo.
L’applauso in piedi dell’intero stadio era rivolto sicuramente all’uomo, più che al giocatore. Durante la partita a Eriksen non è stato risparmiato nulla. Insomma, gli avversari l’hanno marcato e contrastato come avrebbero fatto con l’Eriksen passato, senza sconti. Il talento è proprio lo stesso, non ha perso il battito, il tocco delicato come una carezza, la forma migliore da ritrovare.
In bocca al lupo Christian … siamo tutti felici per Te!
Nicola Campoli
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