
■Antonio Loiacono
In Calabria, la crisi abitativa si scontra con un paradosso evidente: mentre migliaia di famiglie attendono un alloggio popolare, molte strutture pubbliche rimangono vuote e degradate. Il caso degli otto alloggi realizzati dall’ATERP nella marina del Comune di Scala Coeli negli anni ’90, oggi completamente vandalizzati e inutilizzabili, rappresenta un simbolo delle contraddizioni e delle inefficienze di un sistema da ripensare.
Secondo il rapporto di Uil Calabria e Uniat (Unione Nazionale Inquilini Ambiente e Territorio) Calabria, oltre 11.000 domande di assegnazione di alloggi popolari restano inevase, segno di un bisogno abitativo non soddisfatto. Tuttavia, la presenza di immobili pubblici abbandonati solleva interrogativi sulla gestione e la pianificazione dell’edilizia residenziale pubblica. Le cause di questa contraddizione possono essere ricondotte a due fattori principali:
Localizzazione inadeguata:
Molti alloggi sono stati costruiti in aree con scarse opportunità lavorative e servizi essenziali limitati, rendendoli poco attrattivi per i potenziali assegnatari.
Gestione inefficace del patrimonio esistente:
L’ATERP, commissariata dal 2016, non ha garantito una manutenzione adeguata degli immobili, portando al degrado di strutture che potrebbero invece soddisfare l’emergenza abitativa.
Gli otto alloggi di San Leo a Scala Coeli, nel silenzio assordante delle istituzioni, sono un chiaro esempio di come risorse pubbliche vengano sprecate. Dopo essere stati realizzati con fondi pubblici, sono stati lasciati all’incuria, vittime di vandalismo ed in totale abbandono. Questa situazione non solo nega il diritto alla casa a chi ne ha bisogno, ma rappresenta anche un danno economico per l’intera comunità.
Affrontare questa emergenza richiede azioni concrete e coordinate tra istituzioni locali e regionali. Alcune misure fondamentali includono:
-Ristrutturare gli edifici degradati per renderli nuovamente abitabili, con particolare attenzione alla sicurezza strutturale e all’efficienza energetica.
-Evitare la costruzione di nuovi alloggi in zone prive di servizi e infrastrutture, favorendo invece interventi in aree più attrattive.
-Sbloccare le graduatorie e velocizzare le procedure burocratiche per garantire una distribuzione più equa e tempestiva degli alloggi.
-Rafforzare i controlli per garantire trasparenza e legalità nell’assegnazione delle case popolari.
-Favorire partnership pubblico-privato per finanziare nuovi progetti abitativi e il recupero di quelli esistenti.
Ben venga l’intervento del consigliere regionale Davide Tavernise e dell’assessora del Comune di Cosenza, Veronica Buffone, che ha acceso i riflettori su un problema che non può più essere ignorato. È necessario un ripensamento del modello di edilizia residenziale pubblica in Calabria, basato su una gestione più efficiente, una distribuzione più equa ed una pianificazione urbanistica più razionale. Solo così sarà possibile trasformare le case popolari da simbolo di degrado ad opportunità concreta per il diritto all’abitare.
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