E’ necessario avviare un ragionamento pacato, obiettivo e propositivo sull’effettivo spopolamento di Cariati. La sensazione per chi, quanto il sottoscritto, vive il paese in modo non continuativo é quella di accorgersi, a distanza di mesi ad ogni ritorno in loco, un effettivo minor numero di persone che frequentano il centro abitato. La qualcosa trova conferma da qualche anno a questa parte, in modo più preoccupante del solito, nelle persone con le quali scambio d’abitudine le mie riflessioni. Nei loro occhi traspare un forte senso di identità, ma anche l’impossibilitati a fare da soli. Una impotenza che sfocia nella rabbia. Si respira un enorme senso di vuoto. Le scarse presenze comportano conseguenze a dir poco serie. A partire dalle attività commerciali che si affacciano su un numero sempre minore di potenziali acquirenti. Oltre che un capitale umano che scappa a gambe levate alla ricerca di opportunità di lavoro e di studio. Altro fenomeno, particolarmente accentuato, é il ripetersi dell’immigrazione al di la dei confini dell’Italia. Ripercorrendo i passi, ahimè, delle generazioni precedenti. Non bisogna sottovalutare la vicenda che riguarda Cariati, ma anche tanti altri centri della Calabria ionica. Dunque, il tema va affrontato unitariamente con i centri vicini e le massime istituzioni calabresi, partendo anche dall’avvio di un confronto interno agli stretti confini comunali. Evitando strumentalizzazioni, ma avendo ben presente l’interesse comune. Superando le contestazioni politiche che non aggiungerebbero nulla. Occorre assumersi le responsabilità come amministratori comunali e come comunità unita e coesa, pronta a superare un problema che é di tutti. Ce n’è un gran bisogno. Il linguaggio della verità, allora, é l’unica strada percorribile. Il territorio non é più attraente. Non stimola quell’attivismo innovativo che potrebbe rappresentare un segnale importante. Non ci sono opportunità concrete di sviluppo per l’occupazione. Cosa fare? C’é di certo a Cariati una risorsa inesplosa. Meglio non sviscerata in tutte le sue possibili e eventuali forme. Un potenziale economico che merita altro trattamento per rendere risultati accettabili e quanto meno minimi. Mi riferisco alla risorsa turismo che non significa solo mare, ma anche valorizzazione di un patrimonio storico artistico che fa invidia a tanti altri centri delle stesse dimensioni urbane di Cariati. Con tanta franchezza il destino prossimo del paese può essere legato solo alla possibilità di lavorare in direzione dello sviluppo turistico del territorio. Il futuro dipenderà, infatti, dalla capacità di risolvere problemi atavici, mettendo a regime in modo unito una serie di potenzialità. Nella dimensione pratica, nella realtà organizzativa dell’economia locale, nei comportamenti concreti degli attori principali, operatori del settore e amministratori pubblici, necessita un cambio di approccio, prevenendo una pianificazione a medio lungo termine di una serie condivisa di azioni di volano in tema. Occorre depoliticizzare la riflessione generale e astratta e politicizzare, cioè inserire in un quadro preciso di politiche specifiche, soluzioni, progetti, idee con dispositivi tecnici. Tocca ai soggetti, in altri termini, lo sforzo di fondare il tutto sulla pratica, evitando di costruire un’immagine irreale di Cariati. Nicola Campoli
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