Crollo dei partiti con conseguente successo dei Grillini

Calato il sipario sulle elezioni politiche, i partiti tradizionali si leccano le ferite, con la gente più preoccupata per la crisi imperante e non tanto per le difficoltà di formare il governo. Come se le due cose fossero tra loro separate e con la rassegnata convinzione: tanto per questa terra nulla cambierà. Analizzando i numeri delle votazioni, si intravedono palesemente le risposte dei cittadini alle richieste di suffragio e i risultati ottenuti rispecchiano a Cariati la situazione italiana. Il quadro locale si è adeguato a quello nazionale in modo speculare, anche per quanto riguarda l’impegno e le motivazioni. Sono finiti i tempi in cui bastavano i dirigenti locali a far prevalere a Cariati, nel referendum, i contrari al divorzio negli anni settanta, quando i favorevoli in Italia ebbero una maggioranza del 74%, oppure negli anni ottanta quando l’opposizione democristiana, agitando motivi localistici contro l’amministrazione locale social-comunista, coagulò intorno a sé un solido 50% alle elezioni europee. Oggi il malessere diffuso, la disaffezione alla politica, la crisi economica e soprattutto l’emarginazione e la spoliazione del territorio dalla produttività e dai servizi hanno una risposta concreta nel voto del 24 e 25 febbraio. Solo il 54% di votanti, anche perché studenti e occupati in altre parti d’Italia non hanno ritenuto necessario ritornare per un voto, che a loro non serviva. Mentre, però, gli elettori di Cariati, qualche mese prima erano maggiormente intenzionati a disertare i seggi, alla fine però quelli presenti in sede hanno preferito andare a votare ed esprimere nel voto il loro orientamento. Cosi Grillo ha raggiunto il 26,47%, Bersani il 21,08%, Berlusconi il 20,06%, i socialisti che in loco detengono la maggioranza al Comune e alla Provincia l’11,30%. Hanno perso tutti, tranne i Grillini che hanno voluto, con il voto, protestare contro il Governo, la Regione, la Provincia e il Comune, stufi di come vadano le cose, in ogni settore di ogni angolo d’Italia, ma soprattutto dalle nostre parti. Il risultato della lista Monti, invece, c’e lo spiega il capogruppo dell’UDC Francesco Cosentino. “Nel contesto locale aver racimolato l’11% (4,79% a Scelta Civica, 5,96% all’UDC e 0,34% a Fli) diventa un risultato apprezzabile con Berlusconi che prometteva il rimborso dell’IMU e parlava da contestatore del Governo Monti, come se fosse stato per venti anni all’opposizione, con il risentimento contro Scopelliti (i voti PDL sono di Berlusconi ) per i tagli alla Sanità e la soppressione dell’ospedale e indirettamente contro l’UDC che lo sostiene alla Regione è stato difficile fare votare Monti, visto come un tassatore di vocazione e di professione e far valere il suo programma più realistico degli altri. Non si è nemmeno creduto all’opportunità che con Trematerra al Senato avremmo avuto al suo posto un consigliere regionale, a lui subentrante. Noi dell’UDC abbiamo avuto tutto contro, persino la concorrenza dello stesso Monti alla Camera. In questo panorama di difficoltà, alcuni si sono defilati, altri sono rimasti tiepidi, solo qualcuno si è impegnato. Troppo poco per ottenere un risultato più confortante, sempre maggiore comunque dei risultati conseguiti dall’UDC in altre zone, sotto l’influenza di esponenti più qualificati dell’UDC”.

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