Ci sono state tante reazioni scomposte dei loro fan dopo le critiche che i massimi rappresentanti dell’attuale maggioranza politica si sono attirati a causa del modo in cui hanno (o meglio, non hanno) gestito gli eventi che hanno preceduto e seguito la tragedia nel mare di Cutro. La più scomposta l’ho letta in un commento a un articolo di Repubblica che stigmatizzava il karaoke di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che si sono esibiti, alla festa di compleanno di quest’ultimo, sulle note della “Canzone di Marinella” di Fabrizio de Andrè.
L’esibizione ha avuto luogo a ventiquattro ore dall’imbarazzante CDM a Cutro. A Cutro, dove Meloni e Salvini non hanno pensato di chiedere scusa per le parole disumane del ministro Piantedosi, non hanno ritenuto di andare a offrire un saluto alle salme degli annegati e non hanno voluto ricevere né i sopravvissuti né i parenti dei morti. A ventiquattro ore di distanza da quel CDM, mentre i soccorritori ripescavano altri morti in quel mare, Meloni e Salvini, e con loro l’immarcescibile Berlusconi, non hanno voluto rinunciare a una gioiosa festicciola durante la quale, come dicevamo, tenendosi teneramente abbracciati hanno cantato ridenti e felici “La canzone di Marinella”, triste storia di una ragazza che muore annegata cadendo in un fiume.
Ma dicevo della reazione scomposta di un fan di Giorgia Meloni. Questa reazione è consistita nell’attaccare chi la critica affermando che “proprio non vi va giù che una donna abbia vinto le elezioni e stia al governo”.
In sostanza, il fan di Giorgia Meloni ci teneva a dimostrare le sue modeste doti intellettuali e a fare la pipì fuori dal vasino affermando l’inattaccabilità della sua beniamina quale che sia la dimostrazione di disumanità, di mancanza di tatto, di indifferenza verso il dolore e la morte cui la medesima si abbandona. Il fan di Giorgia Meloni dichiara che chi vince le elezioni (se a vincerle, beninteso, è la sua parte politica), a maggior ragione se e in quanto donna, è al di là del bene e del male, è intoccabile e sacro; e chi osa alzare la voce per stigmatizzarne i comportamenti disumani, privi di tatto e indifferenti verso il dolore e la morte farebbe meglio, anzi, dovrebbe assolutamente tacere.
Facciamo prima un discorso di carattere politico; poi ne faremo uno di natura umanitaria.
Discorso politico: a quel fan di Giorgia Meloni, per quanto inutilmente, mi piacerebbe spiegare che, da che mondo è mondo, il concetto di democrazia è legato a filo doppio con quello di diritto di critica e di libertà di espressione: la democrazia, direi a quel fan di Giorgia Meloni, non consiste nello strapotere della maggioranza vincente, ma nella tutela della minoranza perdente. E dunque nessuno, in un regime democratico, ha il diritto di dire all’opposizione “sta’ zitta perché io ho la maggioranza”.
Passando al discorso umanitario, a quel fan di Giorgia Meloni chiederei, semplicemente, di prenotarsi una visita da un cardiologo, o almeno di farsi un elettrocardiogramma per accertarsi delle condizioni del suo cuore. Qualcosa mi dice, infatti, che potrebbe scoprire, un cuore, di non avercelo proprio.
Esattamente come la sua beniamina cristiana, donna e madre, come Matteo Salvini e come il ministro Piantedosi. Che almeno però, loro, hanno un encefalogramma scoppiettante: perché sono magari cinici, spietati, indifferenti alla sofferenza e al dolore, ma di sicuro non mancano di materia grigia.
Mentre lui, il loro fan, l’encefalogramma ce l’ha desolantemente, tristemente e inesorabilmente piatto.
Giuseppe Riccardo Festa
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