VITTORIA BALDINO (M5S) E LA SFIDA ALL’ALLEANZA CON GLI USA: CRITICHE E PROSPETTIVE

Vittoria Baldino (M5S)

Antonio Loiacono

Vittoria Baldino, deputata del Movimento 5 Stelle, ha acceso il dibattito sulla politica estera italiana con un intervento critico durante la trasmissione televisiva L’aria che tira su La7. Al centro del suo discorso, il ruolo degli Stati Uniti nelle alleanze internazionali e la gestione della vicenda di Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta nel carcere iraniano di Evin, a Teheran. Baldino ha denunciato quella che considera una relazione squilibrata tra Italia e USA, chiedendo maggiore autonomia e incisività nella politica estera italiana.

Secondo Baldino, l’Italia viene considerata un’alleata strategica dagli Stati Uniti solo quando si tratta di rispettare impegni militari o sostenere posizioni condivise da Washington, come nel caso del conflitto russo-ucraino. Tuttavia, quando si tratta di difendere i propri cittadini all’estero o di far valere la propria sovranità, Roma risulterebbe meno influente.

Uno degli esempi più citati dalla deputata è l’obbligo per gli Stati membri della NATO di destinare almeno il 2% del PIL alla spesa militare, un impegno che molti Paesi europei, tra cui l’Italia, faticano a rispettare. Baldino ha evidenziato come tale vincolo venga costantemente imposto da Washington, mentre su altri temi gli interessi italiani non ricevano lo stesso livello di considerazione.

Nel suo intervento, la deputata M5S ha anche sottolineato l’apparente discrepanza con cui la comunità internazionale tratta determinati leader e Paesi. Ha citato il caso di Benjamin Netanyahu, sottoposto a un mandato di cattura internazionale, ma che continua a godere di una protezione diplomatica da parte degli Stati Uniti. A suo avviso, questa situazione riflette una politica estera condizionata da interessi geopolitici piuttosto che da principi di equità e giustizia.

Baldino ha quindi denunciato una sorta di “selettività” della diplomazia internazionale, dove le violazioni dei diritti umani o le controversie legali vengono giudicate in base alla vicinanza o meno agli Stati Uniti.

Uno dei passaggi più controversi del suo intervento riguarda la definizione del conflitto russo-ucraino come una “guerra per procura”, ovvero uno scontro tra potenze globali combattuto attraverso l’Ucraina. Questa visione, condivisa da alcuni settori della politica italiana ed europea, mette in discussione il sostegno militare all’Ucraina, sottolineando il rischio che il Paese diventi uno strumento di una competizione più ampia tra Stati Uniti e Russia.

Il M5S ha più volte espresso perplessità sull’invio di armi a Kiev, chiedendo invece di privilegiare una soluzione diplomatica al conflitto. Baldino ha ribadito questa posizione, sottolineando come l’Italia dovrebbe giocare un ruolo più attivo nei negoziati di pace anziché limitarsi ad allinearsi alle decisioni di Washington e Bruxelles.

La vicenda di Cecilia Sala, giornalista italiana detenuta in Iran, è stata al centro delle dichiarazioni di Baldino. La deputata ha esortato il governo Meloni a prendere una posizione più decisa per garantire il rilascio della connazionale, criticando il fatto che l’Italia non riesca a far valere il suo peso diplomatico in queste situazioni.

Per Baldino, questo episodio è emblematico di una politica estera troppo subordinata agli equilibri internazionali, che fatica a difendere i propri cittadini con la stessa determinazione mostrata da altri Paesi. Ha invitato l’esecutivo a seguire l’esempio di nazioni che riescono a ottenere risultati concreti per la tutela dei propri cittadini all’estero.

Le dichiarazioni di Vittoria Baldino si inseriscono in un dibattito più ampio sul futuro della politica estera italiana. Mentre il governo Meloni mantiene un saldo orientamento atlantista, con un forte allineamento alle strategie di Washington, il M5S continua a chiedere maggiore autonomia ed una gestione più equilibrata delle alleanze.

L’intervento della parlamentare calabrese evidenzia la crescente tensione tra chi sostiene un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti e chi, invece, chiede una revisione del modello di cooperazione internazionale, ponendo gli interessi italiani al centro della strategia diplomatica.

Resta da vedere se le sue parole si tradurranno in iniziative concrete o se rimarranno un semplice elemento di polemica politica. Nel frattempo, il caso di Cecilia Sala continua a rappresentare un banco di prova per la capacità del governo italiano di tutelare i suoi cittadini all’estero.

 

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