MORTE IN AMBULANZA A SAN GIOVANNI IN FIORE, M5S: “SANITÀ NELLE AREE MONTANE È UNA LOTTERIA!”

Antonio Loiacono

Una tragedia che poteva essere evitata. La recente morte di un uomo di 48 anni per arresto cardiaco, avvenuta nella sera del 4 gennaio dopo oltre tre ore di attesa nel Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore e durante il trasferimento in ambulanza verso l’ospedale di Cosenza, ha sollevato un’ondata di indignazione.

A denunciare l’accaduto sono diversi esponenti del Movimento 5 Stelle, tra cui Pasquale Tridico, capo della delegazione parlamentare M5S al Parlamento europeo, i parlamentari Vittoria Baldino, Anna Laura Orrico, Elisa Scutellà e Riccardo Tucci, il consigliere regionale Davide Tavernise, oltre a numerosi amministratori e consiglieri comunali pentastellati della Calabria.

«È gravissima e inaccettabile la morte di un paziente per un arresto cardiaco, dopo ore di attesa e a causa dell’indisponibilità di un’ambulanza medicalizzata – affermano i rappresentanti M5S in una nota –. Significa che la sopravvivenza delle persone dipende dal luogo in cui risiedono e che il sistema dell’emergenza-urgenza non offre alcuna garanzia nelle aree montane della Calabria».

Il Movimento 5 Stelle annuncia la presentazione di interrogazioni parlamentari per fare luce sulle falle del sistema sanitario calabrese, che emergono in maniera drammatica da questo caso. «Ci sono troppi aspetti che non tornano – sottolineano i pentastellati –. Prima di tutto, la lunga indisponibilità di un’ambulanza medicalizzata, nonostante la diagnosi iniziale evidenziasse un problema acuto tempo-dipendente».

Il ritardo di oltre tre ore per il trasferimento del paziente all’ospedale di Cosenza potrebbe essere stato fatale. «Forse il paziente, padre di due bambine, si sarebbe salvato se il trasferimento fosse avvenuto tempestivamente» dichiarano i rappresentanti del M5S, puntando il dito contro le inefficienze del sistema sanitario regionale.

Un altro nodo critico messo in evidenza riguarda la grave carenza di personale sanitario nelle strutture ospedaliere delle aree interne. «Nel Pronto soccorso di San Giovanni in Fiore l’unico anestesista in servizio era già impegnato su un altro caso ed ha dovuto accompagnare un paziente in ambulanza, lasciando così scoperta l’emergenza in ospedale» spiegano gli esponenti pentastellati.

La situazione, secondo il M5S, è inaccettabile: «Non è possibile che la sanità nelle aree montane della Calabria sia ridotta ad una lotteria, dove la vita di una persona dipende dal caso e non da un sistema sanitario efficiente ed organizzato».

Di fronte a questa ennesima tragedia, il Movimento 5 Stelle chiede un intervento immediato da parte del commissario alla Sanità calabrese, Roberto Occhiuto, affinché si proceda con una revisione della rete ospedaliera.

«Il modello attuale è pressoché identico a quello del 2010 e lascia nell’insicurezza assoluta gli abitanti delle aree interne – affermano i pentastellati –. È indispensabile dotare gli ospedali montani di strutture adeguate e di personale qualificato per gestire le emergenze sul posto, senza dover ricorrere a trasferimenti spesso lunghi e rischiosi».

La vicenda di San Giovanni in Fiore è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di criticità che affliggono la sanità calabrese, in particolare nelle aree montane. La carenza di ambulanze medicalizzate, la scarsità di personale medico e l’inadeguatezza delle strutture ospedaliere continuano a mettere a rischio la vita dei cittadini.

La domanda, ora, è se questa tragedia sarà il punto di svolta per una riforma del sistema sanitario regionale o se, ancora una volta, l’indignazione resterà senza risposte concrete.

 

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