Università della calabria: Trasparenza e Partecipazione sono una elemosina?

Speriamo di non diventare le cassandre che prevedono una rovina imminente. Lo andiamo dicendo dal 2008 e ultimamente la cronaca impietosa sembra fare a gara a darci ragione. A poco serve aver ragione se non si riesce a cambiare il futuro e infatti cogliamo di nuovo la palla al balzo per dare l’ennesima occasione di ripresa a chi amministra l’UniCal. Al di là di ammiccamenti e campagne elettorali, infatti, l’Ateneo è in piena emergenza e non sarà con la segretezza e con accordi riservati che si uscirà da questa crisi. Così come abbiamo avuto modo di dire per quanto riguarda la didattica erogata da questa università pubblica, è inconcepibile che tutto ciò che riguarda il futuro dell’Ateneo e dei giovani calabresi venga deciso senza consultarli e nemmeno informarli. Qual’è il risultato delle ristrutturazioni a tutto il monte ore di didattica offerte dall’UniCal? Come studenti di questo Ateneo conosciamo solo quanto scritto dai quotidiani locali. Lo stesso succede in questo momento con la composizione del Consiglio di Amministrazione, l’organo principe dell’università post-riforma. Le candidature dei componenti interni ed esterni che concorrono ad esserne membri sono state secretate per diktat rettorale. Quasi fosse un affare di famiglia “da lavare in casa”. E’ così ininfluente il diritto alla trasparenza negli affari pubblici per la comunità universitaria e anche la cittadinanza tutta? E’ così trascurabile sapere chi sarà a sedere tra i seggi più importanti dell’amministrazione di questo Ateneo? Esiste forse un motivo per celare quanto potrebbe essere di dominio pubblico e di stimolo al confronto? Inefficace oltre che ingiusto. Ingiusto perché vogliono tenere la comunità universitaria ignorante dei nomi, cognomi e curriculum vitae dei NON eletti. Infatti, ora possiamo spiegarci il movente di tante posizioni deboli rispetto la riforma dell’università, responsabile di questo scempio. Essere antidemocratici fa comodo. Si poteva fare come in altre università italiane e rendere pubblici i currculum vitae dei candidati interni ed esterni, tra i quali il Rettore sceglierà una rosa da proporre all’attenzione del Senato Accademico. Siamo lucidi. Cosa potevamo aspettarci da un Rettore con 14 anni di mandato e da un Senato Accademico sordo alle esigenze di confronto su temi importantissimi come la didattica in una università pubblica? Soprattutto inefficace, perché di fronte a una fase così complicata del Paese e anche dell’Istruzione Pubblica non si esce dalla crisi con la decisioni prese dall’alto o con le imposizioni. Chiunque si accingerà alla guida dell’UniCal dovrà confrontarsi con grandi sfide e non potra guardare a interessi particolari o rispondere solamente a un parte. Solo tutti insieme si superano i problemi. Gli avvenimenti di questi ultimi tempi dimostrano che così si aggrava solamente il peso della crisi. Noi studenti non possiamo continuare ad essere la valvola di sfogo di malgoverni nazionali o locali. Dimostrarsi sordi alle istanze di trasparenza e partecipazione è un gesto di profonda miopia politica.

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