Un Paese rotto. Cariati: prigioniera del passato e presente. E il futuro?

C’è poco da fare. Per capire perché Cariati è piombata nelle attuali condizioni bisogna incuriosirsi alla sua storia politica, economica e sociale. Solo addentrandosi nei racconti del passato ci si fa un’idea sull’iter del fenomeno degenerativo.

Esso parte da lontano ed è frutto dei contrasti tra le parti politiche, che si sono aggregate o meno a seconda delle alleanze utili al momento.

Nel frattempo, gli inevitabili scontri hanno segnato la rottura dei rapporti tra i protagonisti della vita amministrativa, ormai irrecuperabili.

I contrasti hanno fatto passare, a torto o ragione, in seconda piano le priorità del paese a medio lungo termine e, quindi, il sopraggiungere lento dell’arretramento politico/sociale/civico.

Insomma, la battaglia politica è diventata fine a se stessa. Una partita tutta al punto di implodere, dove la cittadinanza ha giocato un ruolo residuale. Meglio dire assente.

Tanto non c’era – la mia è una provocazione – da amministrare il paese, avendo una visione a medio lungo termine, ma solo l’affermazione degli amministratori di turno che avevano un solo obiettivo: schiacciare gli avversari del momento.

Una situazione aggravatasi negli anni dalla quale sembra quasi impossibile imboccare un nuovo corso. E guai a sollecitarlo. Come se Cariati fosse destinata a consumarsi lentamente.

La circostanza offre poche rassicurazioni per il prossimo futuro. Un giudizio molto forte che trova concorde più persone.

Mi appello da “forestiero” a un senso di responsabilità che deve per forza di cose prevalere. E questo può farlo solo un’amministrazione dalla prospettiva temporale medio lunga, che sia sostenuta da un forte consenso popolare.

Il prossimo Consiglio comunale, fissato per il 30 agosto, rappresenta un appuntamento importante. Se non dovessero esserci le condizioni per guardare oltre meglio allora finirla qui.

Nicola Campoli

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