TESTE DI MAIALE E TESTE DI CAVOLO

I microcefali (chiamarli bestie sarebbe un insulto agli animali, che sono innocenti e soprattutto sono molto più intelligenti di loro) che hanno spedito teste di maiale alla Sinagoga e all’’ambasciata di Israele a Roma dimostrano, ove ce ne fosse bisogno, quanto sia fragile e illusoria l’’idea che ormai, nel nostro mondo, certe nefandezze non possano più accadere.

Noi ci illudiamo che certi principi, come l’’idea che tutti gli esseri umani sono uguali, e che nessuno debba essere discriminato a causa della sua religione, o del colore della sua pelle, o del suo sesso, o delle idee politiche che ha, siano ormai acquisiti. C’’illudiamo che la lezione della storia sia talmente forte e inequivocabile da rendere impossibile il ripetersi di certe nefandezze. Ma purtroppo non è, appunto, che un’’illusione.

Prima di tutto perché troppi, fra noi, la storia la ignorano: come se non fosse vero che sei milioni di innocenti, soprattutto Ebrei ma anche Rom, omosessuali, malati di mente, dissidenti politici, sono stati massacrati in quei campi. E poi perché certi luoghi comuni e certi pregiudizi sono duri a morire. E così partono quei pacchi, non a caso alla vigilia del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, che ricorda la data in cui l’’Armata Rossa abbatté i cancelli di Auschwitz, quei cartelli sui quali campeggiava, irridente, la scritta “Arbeit macht frei”.

Pacchi con dentro teste di maiale: l’’insulto più greve e violento che si possa rivolgere ad un ebreo (o ad un musulmano); e nello stesso tempo il più vigliacco, dato che chi quei pacchi ha spedito non ha avuto, ovviamente, il coraggio di farlo a viso aperto. Chi ha spedito quei pacchi nega la storia, nega l’’Olocausto, e nel contempo coltiva ed alimenta l’’odio razziale contro gli ebrei.

Sembra assurdo. Nel 2014, mentre due rover vanno a spasso su Marte, e il DNA umano è stato decifrato, e i segreti più intimi della materia ci vengono svelati dal CERN di Ginevra, e le profondità più remote dell’’Universo ci sono mostrate dai radiotelescopi, ci sono ancora degli imbecilli che coltivano e alimentano una cosa illogica, stupida e insensata come l’’odio razziale. Se non fossero spregevoli, verrebbe da compatirli.

Ma in fondo, paradossalmente, a questi microcefali dovremmo essere grati. Troppo spesso, infatti, le celebrazioni, col tempo, finiscono per trasformarsi in liturgie, riti sempre più stanchi che si trascinano per forza d’’inerzia, senza il sostegno della consapevolezza piena, nella gente, del loro vero significato. Succede alle feste religiose, come il Natale e la Pasqua, che oramai sono solo, per i più, occasione di solenni abbuffate; e succede alle ricorrenze civili, come il 2 giugno o il 24 novembre.Succede, ahinoi, anche con le ricorrenze più sacre, quelle morali: come l’’8 marzo e, appunto, il 27 gennaio.

Atti vergognosi come la spedizione di quelle teste di maiale ci ricordano come è facile, in realtà, che la logica (si fa per dire) dei microcefali torni ancora, malgrado la lezione della Storia e i progressi della scienza, ad essere un pensiero dominante: perché niente è così fragile come la convivenza civile, e con essa il rispetto delle diversità; e niente è così facile come scaricare su qualcuno le colpe, vere o presunte, dei problemi, propri e della società in cui si vive; a maggior ragione se quella società attraversa una fase di crisi profonda.

Basterebbe, per rendercene conto, che pensassimo a quello che pochi anni fa è successo nella ex Jugoslavia, a Sarajevo ed a Srebreniza, dove odî razziali e religiosi che sembravano ormai anacronistici, e superati, sono riesplosi ed hanno provocato di nuovo, nel cuore dell’Europa, guerra, stupri, distruzioni, segregazione, stragi. E basterebbe pensare al trattamento indecoroso che la nostra civile e umanitaria Italia riserva ai tanti disperati che fuggono dalla Somalia, dalla Libia, dalla Tunisia, dall’’Afghanistan, e finiscono per essere rinchiusi nei centri di “accoglienza” imposti da una legge inumana e incivile come la Bossi-Fini.

I microcefali che hanno spedito quelle teste di maiale alla Sinagoga e all’’Ambasciata di Israele a Roma, ed hanno imbrattato con insulti antisemiti i muri della città al solo fine di insultare l’’Ebraismo, ci hanno ricordato quanto è importante che la giornata del 27 gennaio non sia solo occasione per la celebrazione di un rituale.

I sei milioni di morti che i microcefali negano; e con loro i tanti, troppi morti provocati dall’’intolleranza che ancora, in tutto il mondo, produce stragi e sofferenze terribili, devono essere ben presenti alla nostra mente, durante questa giornata, per rinforzare in noi la convinzione che mai più ai propalatori di odio razziale, ai portatori di pregiudizio e di ignoranza; insomma, a questi microcefali, dovrà essere dato il potere di decidere la sorte di chicchessia, fosse anche un solo individuo; vedi poi intere nazioni. E che è nostro dovere vegliare, sempre e dovunque, perché nessun rigurgito di imbecillità investa, oltre alle menti di quei microcefali, anche, e soprattutto, le nostre.

Giuseppe Riccardo Festa

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