
Passeggiare per Terravecchia ha sempre il suo immancabile e forte fascino. L’aria serena e pulita mi mette di buon umore e mi aiuta ad abbassare la tensione accumulata.
Scoprire nuovi scorci di panorama – e quanti ce ne sono – e anfratti silenziosi: è il mio svago preferito quando salgo periodicamente da Cariati su al borgo. Sentire gli odori e i profumi di primavera mi inebria tantissimo.
Per me è sempre una continua scoperta come oggi lo è stata la visita al Santuario della Madonna del Carmelo. Non c’ero mai stato. L’ho trovato particolarmente accogliente e ben tenuto.
Pronto a ospitare a giorni la tradizionale processione dell’antica ricorrenza del martedì dopo Pasqua. Mi ha fatto da guida l’amico Sindaco Mauro Santoro trovato lì intento a sistemare e a mettere ordine per l’imminente e tradizionale appuntamento.
Il Primo cittadino di Terravecchia mi ha raccontato nei minimi particolari e in modo sapiente la storia del posto e la legenda che si tramanda di generazione in generazione.
Terravecchia è uno scrigno che va preservato, come tanti altri centri della cosiddetta Italia minore. Serve però una visione a medio lungo termine di questi piccoli Comuni di cui è ricca l’Italia.
Parliamo di realtà che, per continuare a vivere e coinvolgere i tanti appassionati, devono avere amministratori che sappiano guardare con intelligenza e capacità al loro domani. È proprio quello che serve, infatti, per valorizzare e salvaguardare questi patrimoni nascosti.
Parliamo di un susseguirsi tra castelli, fortezze, chiese, grotte, santuari, laghi, antichi palazzi, abazie e pievi, vigneti, uliveti e boschi e altre inestimabili gemme. Insomma, tanto splendore non può essere tenuto nascosto, ma merita un progetto di conoscenza senza fretta, seguendo i ritmi di un turismo slow che assapora e ammira, una narrazione d’arte, natura e tradizioni.
Nicola Campoli
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